Bergamo, 710 prof trasferiti
«Colpa di scelte politiche sbagliate»

Sono 710 gli insegnanti che dall’inizio dell’anno scolastico hanno chiesto e ottenuto il trasferimento, lasciando le scuole di Bergamo: 6 in quelle dell’Infanzia; 298 nelle primaria; 161 nelle scuole di I grado e 254 in quelle di II grado.

La mobilità degli insegnanti nella scuola resta al centro della polemica. Da tempo di parla di un eccesso di trasferimenti e di scelte che «antepongono gli interessi del personale a quello di studenti e famiglie». Ma i sindacati non ci stanno a fornire un “alibi” al caos trasferimenti. «Il turismo degli insegnanti – dice Salvo Inglima, segretario generale di CISL Scuola Bergamo - non esiste. Esistono invece diritti e doveri. La mobilità dei docenti è un problema sociale che, per essere risolto efficacemente, necessita della capacità di sintesi e proposta dei corpi intermedi, cioè dei sindacati capaci di elaborare proposte eque e efficacemente attuabili. La storia scolastica italiana insegna che le questioni delicate della vita scolastica sono state sempre risolte con una seria contrattazione».

Bergamo ha una grande storia di mobilità fra le più intense d’Italia. L’amministrazione scolastica provinciale , i lavoratori ( dirigenti, docenti e ata ), le famiglie e gli alunni, sottolinea Inglima, «sono stati capaci di fare squadra e dare risposte concrete alle tante problematicità. Infatti, pur avendo alcune situazioni di criticità sugli organici la Provincia Bergamasca ha saputo superare le criticità, emerse in modo più eclatante in altre province. Questo non vuol dire che il sistema d’istruzione non abbia bisogno di interventi migliorativi. A tal proposito emerge la necessità di indire immediatamente altri concorsi per coprire stabilmente le cattedre vuote, per coprire i numerosi posti vacanti di Direttore Amministrativo e per sopperire al fabbisogno provinciale di circa 30 Dirigenti Scolastici».

È ovvio però, sostiene il sindacalista, «che si devono adattare le legittime esigenze alla mobilità dei lavoratori della scuola con il diritto allo studio e il pieno successo formativo di tutti gli studenti. Sono inammissibili continui valzer di supplenze per tutto l’anno scolastico, ripetuti aggiornamenti delle graduatorie per via dei provvedimenti dei vari TAR, immissioni in ruolo a dicembre. In tal modo si è snaturato lo stesso concetto di anno scolastico.

La «Buona Scuola» di Renzi ha mostrato tutte le sue lacune nell’applicazione concreta. Basti pensare ai danni creati con il famoso «algoritmo» della mobilità del precedente anno scolastico. L’apertura alla mobilità, in deroga al vincolo triennale, dichiarata della neo ministra Fedeli ha probabilmente il merito di evitare migliaia di ricorsi dei docenti intenzionati a ritornare nelle regioni del Sud. Ricorsi che avrebbero non solo intasato i nostri tribunali ma che avrebbero anche implementato il «valzer» delle supplenze in corso d’anno».

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