Bossetti, il lungo giorno del pm Ruggeri
La requisitoria in 7 punti - Scheda e foto

È durata 8 ore, venerdì 13 maggio, la prima parte della requisitoria del pm Letizia Ruggeri nel processo a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Si torna in aula mercoledì 18 maggio per le richieste finali. Ecco la sintesi dell’intervento del magistrato, tutti i dettagli su L’Eco di Bergamo in edicola il 14 maggio.

1 - YARA Il pm, cominciando la sua requisitoria (150 pagine di appunti), ha detto che, nelle fasi iniziali dell’inchiesta, «ci spaccammo la testa» per cercare di capire le ragioni della scomparsa della tredicenne. «Ipotizzammo di tutto, dallo scambio di persona al rapimento - ha detto il magistrato - e questo lo dico perché fummo costretti ad andare a vedere il vissuto di questa ragazza. Emerse che era una ragazza normalissima, senza alcun segreto».

2 - L’OMICIDIO Ruggeri ha ripercorso in aula tutte le fasi del caso: dalla scomparsa alle ricerche, fino al ritrovamento del cadavere. E proprio sul corpo di Yara si è soffermata, specificando la tipologia di lesioni rinvenute, le armi che si suppone siano state usate e l’agonia a cui è stata sottoposta la ragazzina. Dettagli che il pm ha voluto specificare, parlando di morte per «ipotermia e lesioni», proprio per sottolineare come «chi ha ucciso Yara Gambirasio si è accanito». «Sulla tredicenne - ha spiegato il pm - incapace di difendersi perché tramortita con un corpo contundente, furono inferte delle ferite, non mortali, e che sembra avessero lo scopo di infierire sulla ragazza». Yara «avrà provato paura e dolore», ha evidenziato il magistrato.

3 - I CAPI D’IMPUTAZIONE- Letizia Ruggeri ha elencato i capi di imputazione, specificando oltre al reato di omicidio, la calunnia e le due circostanze aggravanti: la cosiddetta minorata difesa (per aver «approfittato di circostanze di tempo e di luogo – un campo isolato – di tempo – in ore serali/notturne – e di persona – un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni – tali da ostacolare la difesa») e, la seconda, l’aver «adoperato sevizie e aver agito con crudeltà». Quest’ultima è un’aggravante che consente di invocare la pena dell’ergastolo.

4 - IL DNA Il pubblico ministero ha parlato a lungo del dna, concentrandosi sui prelievi fatti durante l’indagine per risalire al colpevole dell’omicidio. Sempre a proposito del dna, il pm Ruggeri ha detto che il fatto che non si sia potuto stabilire con certezza se la traccia da cui fu estratto fosse sangue non «inficia il risultato identificativo». Letizia Ruggeri ha poi citato due sentenze, una del 2004 e un’altra del 2013, in cui il dna assumerebbe valenza di prova se ripetuto più volte. Per i legali dell’imputato, Camporini e Salvagni, le due sentenze sostengono esattamente il contrario.

5 - IGNOTO 1 Il pm Letizia Ruggeri ha spiegato nel dettaglio il procedimento grazie al quale si è arrivati all’identificazione del muratore con il presunto omicida ed ha sottolineato come questo modo di procedere «sgombera il campo dall’idea di voler trovare a tutti i costi un colpevole». «La bontà di questo percorso scientifico - ha detto il pm - è data dal fatto che il match (confronto) del dna è stato fatto ad un uomo nato e cresciuto in queste zone, che lavora nell’edilizia, nato a Clusone, che ha avuto la residenza a Brembate con lavori sempre svolti in zona. Si è partiti da un dna che non si conosceva, abbiamo fatto dei riscontri. Se non avessimo avuto il dna questo soggetto non sarebbe mai stato trovato. Non sapevamo chi fosse, non era un sospettato, il suo dna non è mai stato raccolto». «Non vi sono spazi di discussione - ha aggiunto - per quanto riguarda la validità del lavoro scientifico svolto dal Ris e dai consulenti».

6 - CELLE TELEFONICHE Il pm ha parlato anche delle indagini svolte sul telefonino di Bossetti. Il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara, l’ultima telefonata del muratore di Mapello è alle 17,45, poi silenzio fino alle 7,30 della mattina dopo.

7 - IL DEPISTAGGIO - Secondo Ruggeri, Bossetti il giorno dell’arresto «tentò di fuggire» dal cantiere di Seriate dove erano arrivati i carabinieri perché «era consapevole» che lo stavano cercando. Inoltre, subito dopo, cercò di «depistare» le indagini calunniando l’ex collega Maggioni e «mentendo sulle sue frequentazioni per costruirsi un alibi».

Il pm, in aula con 150 pagine di appunti, ha parlato dalle 9,50 alle 19 (con un’ora di pausa), ma non c’è stato il tempo per le conclusioni: si torna in aula il 18 maggio alle 15 per le richieste finali. Quella del 13 maggio è stata una giornata intensa (qui tutta la cronaca), anche con attimi di tensionee conle dichiarazioni dei difensori di Bossetti.

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