Cresce la «voglia» di agricoltura
Ma nella Bergamasca manca la terra

Sale la richiesta degli aspiranti coltivatori. Coldiretti pensa a un progetto per le start-up agricole. Ma alla Banca lombarda hanno aderito solo i Comuni

C’è fame di terra nella Bergamasca. Complice anche la crisi, sono sempre più numerosi gli aspiranti coltivatori di nuova generazione. Non a caso il Comune di Ranica, viste le numerose richieste, ha messo a disposizione alcuni terreni, in comodato d’uso gratuito, da coltivare con metodo biologico. Anche la Regione Lombardia sta cercando di censire i terreni incolti, mettendo in comunicazione i proprietari non più interessati con chi invece è alla ricerca di un pezzo di terra da lavorare. Un progetto che ha preso il nome di Banca della Terra Lombarda, istituita con una legge regionale. Ma nonostante oltre 60 Comuni della nostra provincia abbiano partecipato bandendo un avviso pubblico che invitava i cittadini a segnalare i terreni agricoli di proprietà inutilizzati, non sono arrivate segnalazioni.

Lo scopo della «Banca della Terra Lombarda» è l’istituzione di un inventario pubblico di terreni incolti o abbandonati, di proprietà pubblica o privata, per rimetterli a coltura. Nelle altre province lombarde qualche pezzo di terra è stato censito a Brescia, Mantova, Varese. Nell’hinterland hanno partecipato i Comuni di Brusaporto, Curno, Mozzo, Ranica, Sorisole, ma dai cittadini non sono arrivate segnalazioni di disponibilità. Anche nel momento in cui qualche terreno agricolo viene messo in vendita, il problema resta il prezzo. Proprio per il fatto che le quote di terreno rimaste libere dalla cementificazione sono residuali, i costi sono elevati, soprattutto se a doverli sostenere sono giovani imprenditori. Il valore medio di un ettaro di terreno agricolo nell’hinterland è di circa 90.000 euro. Coldiretti Bergamo spiega che bisogna però fare dei distinguo. Nel caso in cui, per esempio, l’ettaro in questione sia investito a vite di pregio, il valore può salire addirittura a 200-250 mila euro.

Coldiretti ha messo una nuova progettualità in cantiere: «Va preso atto che nella nostra provincia di terreno agricolo non ancora messo a coltura non ne è rimasto molto e quello disponibile è già stato messo a reddito – spiegano dall’associazione –. Per superare questa situazione e andare incontro alle richieste dei tanti giovani che desiderano costruire il proprio futuro lavorando la terra, Coldiretti Bergamo sta da tempo elaborando un’idea che potrebbe diventare un vero e proprio progetto di sviluppo: un incubatore per le start-up agricole».

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