Dal trapianto a 8.000 km all’anno in sella
«La bicicletta è il mio farmaco salvavita»

Giuseppe Codispoti, è nonno ma scatta sui pedali come un ragazzino. «Devo tutto a chi mi ha donato il fegato».

«È andando in bicicletta – scriveva Ernest Hemingway – che impari meglio i contorni di un paese, perché devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese». Giuseppe Codispoti su due ruote ha avuto l’opportunità di conoscere meglio moltissimi paesaggi (solo nell’ultimo anno ha percorso ottomila chilometri), ma soprattutto i contorni della vita, dell’amicizia e delle relazioni, apprezzando in pieno quella seconda chance che un trapianto di fegato gli ha assicurato: «Sono nonno, ciclista e trapiantato» racconta con un sorriso. Tre condizioni apparentemente difficili da conciliare.

«Devo tutto alla famiglia che ha deciso di donare l’organo che ho ricevuto. Senza il fegato nuovo non avrei nemmeno potuto conoscere i miei due nipotini, Asia, che adesso ha quattro anni, ed Emanuel, 15 mesi. Diventare nonno è la cosa più bella che possa capitare a un uomo». Giuseppe vive a Nova Milanese, nella provincia di Monza e della Brianza, ma è diventato bergamasco d’adozione grazie all’Associazione Amici del trapianto di fegato di Bergamo. «Ho conosciuto questo gruppo per caso, guardando un servizio alla televisione – sottolinea Giuseppe – ed è stato un colpo di fulmine. La trasmissione parlava della Gran Fondo dei Trapiantati in Sardegna e dell’impegno dell’associazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati alla donazione degli organi e ai trapianti. Ho subito pensato che se avessi avuto la possibilità di unirmi a loro avrei potuto finalmente seguire la mia passione per la bicicletta in compagnia di altre persone come me e allo stesso tempo soddisfare il desiderio di essere utile ad altri».

L’anno scorso Giuseppe ha partecipato a 12 Gran Fondo tra Piemonte e Lombardia. «Ottomila chilometri di percorso – spiega – divisi equamente tra mountain bike, l’allenamento più pesante, quello che porto avanti durante la settimana e bici da corsa, su un mezzo più leggero, in carbonio, nei weekend, quando mi cimento nelle gare e rispetto agli altri giorni mi sembra quasi di volare. Nei giorni feriali scelgo sentieri sterrati, vado in montagna, dove c’è anche qualche percorso un po’ rischioso, dove basta poco per farsi male, ma io cerco sempre di essere prudente. Con il tempo ho imparato a superare la fatica fisica e ad apprezzare tanti aspetti del ciclismo: la bellezza di stare all’aria aperta, i paesaggi, la compagnia, il senso di libertà». Il 30 marzo Giuseppe festeggia il quattordicesimo compleanno del trapianto.

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