Fasce no slot, in città funzionano
Ma fuori da Bergamo si può giocare

Attorno al capoluogo non mancano i locali con le macchinette, ma i primi cittadini sono ancora divisi. Bandera: «Pensiamo a provvedimenti, ma manca un’analisi». Colletta: «La prevenzione è la modalità migliore»

I numeri hanno confermato: in città l’azzardo ha rallentato la sua diffusione. Merito del Regolamento anti ludopatia in vigore a Bergamo dalla scorsa estate, un documento in cui sono inserite le distanze di sicurezza che le sale dell’azzardo devono mantenere dai luoghi sensibili (500 metri da scuole e chiese; 100 metri da bancomat o CompraOro), oltre alle fasce orarie durante le quali alcune attività legate al gioco sono vietate. Una disposizione che, tuttavia, ha una debolezza: il giocatore patologico, in quei tre momenti della giornata, potrebbe decidere di spostarsi di alcune centinaia di metri e riattaccarsi alle macchinette nei Comuni dell’hinterland, oppure di collegarsi a smartphone o tablet e continuare in modalità digitale. Fronte, quest’ultimo, non alla portata degli amministratori locali che, d’altro canto, potrebbero allinearsi con il capoluogo adottando lo stesso regolamento (o varianti) per una maggiore copertura ed efficacia. È questa l’idea del sindaco Giorgio Gori che la scorsa settimana ha chiamato a raccolta i sindaci dell’area omogenea i quali, a distanza di qualche giorno, stanno riflettendo a freddo sul da farsi, dimostrando che quando si tratta di battaglie per il bene comune, non c’è bandiera politica che tenga.

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