Il fallimento della Maxwork
Due arresti e 21 perquisizioni

Danno all’Erario per 56 milioni: sequestro preventivo della Guardia di Finanza nei confronti di 8 persone.

Mobili di lusso pagati coi soldi della società, carte di credito aziendali utilizzate per spese personali pure dai familiari, investimenti audaci (come quello per un complesso immobiliare in Sardegna), un elevato tenore di vita. Tutto possibile grazie a quella che gli inquirenti definiscono «attività di svuotamento delle risorse aziendali». Ciò che, invece, i manager Giovanni Cottone e Massimiliano Cavaliere non pagavano erano tasse e contributi per i lavoratori.

Lo sostiene la Finanza, che ha stimato in circa 56 milioni di euro il debito nei confronti dell’Erario maturato dalla Maxwork, l’agenzia di lavoro interinale con sede in via Zambonate fallita a giugno 2015, per cui Cottone era procacciatore di clienti e Cavaliere board manager. Il gip Ciro Iacomino – con un’ordinanza di quasi 200 pagine – ha disposto i domiciliari per i due imprenditori (i pm Maria Cristina Rota e Fabio Pelosi avevano invocato il carcere). Cavaliere, difeso dall’avvocato Fabio Frasca, da qualche giorno è agli arresti nel suo appartamento in pieno centro a Bergamo, mentre Cottone, al momento dell’emissione del provvedimento, risultava all’estero. L’ordinanza gli è stata notificata ieri, al rientro in Italia e ora il manager (noto alle cronache anche come ex marito di Valeria Marini), si trova nel suo domicilio milanese in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

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