Inchiesta droga tra «movida» e ultrà
Nelle intercettazioni anche minacce

Undici arrestati, 7 ai domiciliari, 26 misure di custodia cautelare, 14 perquisizioni, licenze sospese a 9 bar per un periodo compreso tra i 7 giorni e i 3 mesi. È questo il bilancio dell’operazione «Mai una gioia» condotta dalla Squadra Mobile della questura. Un affondo secco al mondo delle droga. Con un’incursione in quello ultrà, perché una parte degli indagati e degli arrestati è vicina al mondo ultrà atalantino.

Telecamere nascoste nei bagni del bar di una stazione di servizio di viale Giulio Cesare, altre per strada all’esterno dei locali della movida di via Borgo Santa Caterina. È così che gli inquirenti hanno documentato lo spaccio e l’assunzione di sostanze stupefacenti. Sono i filmati e le carte dell’ordinanza di custodia cautelare che hanno convinto il questore Girolamo Fabiano a prendere provvedimenti nei confronti di 10 locali, cui martedì 7 marzo è stata comunicata la chiusura temporanea.

È l’operazione «Mai una gioia» un affondo secco nel mondo delle droga e dei reati connessi: detenzione, spaccio, rapina, estorsione. Con un’incursione nel mondo ultrà, perché una parte dei 41 indagati, degli 11 arrestati, dei 26 soggetti destinatari delle misure cautelari dell’operazione è vicina, in alcuni casi molto vicina, al mondo ultrà atalantino. Per il Procuratore Mapelli tuttavia «questa inchiesta non è un’accusa generalizzata alla tifoseria organizzata». Nel mirino «soggetti che oltre a essere tifosi sono spacciatori e assuntori di droga».

Nelle intercettazioni anche conversazioni su pestaggi e minacce «C’ha aperto il cranio, a me e al mio socio...a mazzate, c’ha portato via tutto». Il 15 gennaio 2016 uno degli indagati A. S. chiama al telefono A. B., altro indagato, per raccontargli della rapina appena subita da lui e dal suo socio, M.B. Tre persone, che pensava fossero gli acquirenti di 2,5 chili di marijuana, lo hanno aspettato, aggredito, picchiato e gli hanno rubato la droga. E alla fine della telefonata raggiunge i complici che hanno portato a segno la rapina.

In un’altro caso invece il messaggio è il seguente «Ti avverto che ’sto giro finisci male» è il testo di un sms spedito da L. R., uno dei principali indagati, a un acquirente della droga. È il 23 novembre 2015. Gli agenti della squadra mobile, che intercettano, ipotizzano che a suscitare l’ira del presunto spacciatore sia stato il mancato pagamento, o comunque un ritardo, da parte del compratore. Che poi in effetti risponde, sempre via sms, confermando i sospetti: «Li ho lasciati al solito posto nei fazzoletti».

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