La forza di Davide oltre la disabilità
Tra le montagne e il tifo nerazzurro

Davide è un ragazzo di 15 anni che sfida la disabilità. «Sogno la Formula 1 e l’Atalanta in finale europea».

I miei amici mi hanno chiesto: ma come fai a fare tutto, nelle tue condizioni? Ci si abitua e si sogna. Io sogno di guidare in F1 e di vedere l’Atalanta in finale di Europa League. Se ci arriva vinco l’allergia agli aeroporti». Davide ora parla svelto, guarda con sorriso furbo, spiega, racconta. «Come fai» è il leitmotiv della sua vita, da quando è nato, una domenica di fine luglio del 2002, alla ventisettesima settimana dopo un cesareo d’urgenza alla mamma Maria Rosa. Preeclampsia, gestosi, la diagnosi dei medici, non c’è tempo da perdere. Davide nasce prematuro, viene ricoverato in terapia intensiva neonatale da dove esce 74 giorni dopo con una lesione alla retina di un occhio che lo costringe a due interventi. Ha anche una diagnosi di diparesi spastica a entrambe le gambe, ma il papà Alessandro, «atalantino da sempre e grande amante della montagna», gli ha lasciato in eredità entrambe le passioni: l’Atalanta, che vede ogni domenica col papà allo stadio, «abbonati entrambi», e l’idea che le salite, metaforiche e no, sono fatte per essere addomesticate, piantando un sorriso sopra ogni cima. «Ho cominciato a portarlo, e lui ci ha preso gusto: Alpe Corte, Pizzo Formico, Moschèl, Vaccaro. Fa fatica, ma ha una grande forza di volontà», sorride papà Alessandro.

L’ultima salita di Davide sono stati i 600 metri di dislivello sulla strada che porta al Monte Secco, sopra Ardesio, dalle baite di Predala alla baita alta. Due ore e mezza «e gli amici mi chiedevano se avessi preso l’elicottero», dice Davide. L’elicottero lo ha preso davvero, ma a scendere, «perché era esausto e la discesa per lui è molto più pericolosa», spiega papà Alessandro guardandolo con orgoglio. Quel giro in elicottero Davide se l’è goduto da cima a fondo e il girare delle eliche gli deve aver fatto pensare al giro dei motori. «Auto, moto, camion, più sono veloci e più gli piacciono», sospira la mamma e non è solo questione di tifare e sognare davanti alla tv. «Quest’anno a Pavia ho fatto tre giri di pista con l’istruttore che a settembre mi porterà a Monza», sorride.

Meglio i motori della scuola, ma neanche troppo. Il 15 enne di Albano che ama i lavori manuali e detesta gli aeroporti («l’assistenza per disabili: a volte negli scali devi aspettare secoli che arrivi qualcuno») sta per iniziare il secondo anno di superiori a Seriate e nello zaino del futuro mette tre sogni. «Uno è diventare pilota di F1». L’altro è vedere l’Atalanta in finale di Europa League. «A Reggio Emilia andrò, in trasferta non so. Ma se dovesse arrivare in finale prendo anche l’aereo e pazienza per gli aeroporti». Il terzo è dietro l’angolo, di nuovo una salita. «Arrivare l’anno prossimo in cima a Monte Secco, 2200 metri – dice il papà –. È una sfida per lui,e sarebbe un invito a tutti i ragazzi disabili. Abbiate fiducia in voi stessi». Come? La risposta è Davide

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