«La prof che insegnava la gioia»
La scuola piange Daniela

Era davvero gremita giovedì pomeriggio la parrocchiale di Sant’Andrea, in Città Alta, per l’ultimo saluto a Daniela Lazzari, insegnante di spagnolo prima all’istituto delle Suore Orsoline a Bergamo e poi, negli ultimi dieci anni, all’istituto comprensivo di Villa d’Almè.

Tra i banchi della chiesa, a dimostrare il loro affetto pre la prof, c’erano infatti molti alunni e colleghi. Daniela Lazzari aveva 48 anni ed è morta martedì, dopo un anno di malattia. Lascia il marito, Paolo Santini, la madre Maddalena Baricelli, il fratello Davide e i nipoti Francesca e Riccardo (figli di Paolo, l’altro fratello morto vent’anni fa). «Era una persona solare, divertente e combattiva – raccontano la madre e il fratello –. Si dedicava all’insegnamento con tutta se stessa e amava la vita».

«Era una donna di grande disponibilità e professionalità, con una particolare attenzione nei confronti degli alunni e di tutto il mondo della scuola. Per lei l’insegnamento era più di una professione, una vera e propria passione e dedizione nei confronti degli altri», raccontano la dirigente dell’istituto comprensivo di Villa d’Almè, Marta Rota, e la collega Paola Bortolotti.

«La gioia è una caratteristica che la sua vita ci consegna; quella gioia, quel sorriso, che era raro non vedere sul suo viso, che mai hai abbandonato nemmeno nel momento del dolore e della sofferenza – ha detto durante l’omelia don Giovanni Crippa, curato della parrocchia di Sant’Anna e collega di Daniela, che ha concelebrato insieme al parroco di Sant’Alessandro in Cattedrale, monsignor Fabio Zucchelli –. Inoltre, proprio per la serietà con cui viveva il suo lavoro, era una delle professoresse più amate sia dagli alunni sia dai colleghi».

Dopo la laurea in Lingue e letterature straniere, Daniela Lazzari aveva insegnato prima dalle Suore Orsoline a Bergamo, poi all’istituto comprensivo di Villa d’Almè. Abitava in via Fara, a Bergamo, da una ventina d’anni e, oltre all’insegnamento, amava creare manufatti con la ceramica e il vetro. «Era un’artista, aveva anche un forno in casa che utilizzava per realizzare le sue opere», racconta il fratello.

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