L’eremita-inventore di Ardesio
Canti e poesie dal silenzio del bosco

Flaminio Beretta, classe ’48, da quando aveva 30 anni si è ritirato a vita solitaria e vive con un asino e 25 pecore. In paese è un mito. È lui a decidere il tema della festa del Zenerù.

Vestiti rattoppati ed una lunga barba incolta. Si presenta così Flaminio Beretta, conosciuto da tutti come «öl Berèta», l’eremita di Ardesio. Nato ad Ardesio nel 1948, da Emilio e Claudia Zucchelli, da quando ha 30 anni vive in una baita in località Runcàt, a pochi passi dalla piccola frazione di Ponte Seghe. Una vita semplice la sua, che iniziò quando non ancora trentenne lasciò la casa dei genitori e la passione della fotografia per seguire greggi di pecore al pascolo per la Valle Seriana e la provincia di Milano. Qualche anno dopo il ritorno definitivo ad Ardesio e lo stanziamento in quel luogo, scavato nei boschi, come richiama il significato del nome, runcàt, «ricavato dal bosco», che da quasi 40 anni è diventato il suo regno. L’asino Palmo, chiamato così da Flaminio perché nato una domenica delle Palme di 26 anni fa, un gregge di 25 pecore, che in dialetto bergamasco chiama «bère», ed il silenzio della natura circostante accompagnano le sue giornate, scandite dalla luce del sole: infatti si alza non appena sorge il sole e con l’imbrunire va a coricarsi.

Nessun orologio o sveglia, a scandire il tempo ci pensa una meridiana posta all’ingresso della sua residenza ed il suono delle campane proveniente dal paese. Per le previsioni del tempo non consulta nessuna app o siti online, ma segue la direzione delle nuvole, dei «nigoi» come li chiama lui in dialetto. «Se vanno verso nord vuol dire che farà brutto tempo, se vanno verso sud invece farà bel tempo, se non ci sono nuvole… beh, vuol dire che c’è il sole» spiega. «Öl Berèta» conduce una vita lontano dalla tecnologia e dai comfort: non dispone della corrente elettrica, si serve di acqua che sgorga in una fontana vicino casa ed utilizza il calore del fuoco per cucinare e scaldarsi durante i mesi invernali. «Mangio un po’ di tutto: dalla carne che produco io, la mia specialità è il prosciutto di pecora, alla pasta e le verdure dell’orto, accompagnando sempre con un buon bicchiere di vino» racconta.

Flaminio è un vero e proprio mito in paese, grandi e piccini lo conoscono e se lo ricordano quando fino ad un po’ di anni fa lo si vedeva passare per le vie del paese con il suo fedele asinello Palmo: sotto gli archi del palazzo municipale infatti si può ammirare un grande pannello in legno, raffigurante il «Berèta» mentre cammina trainando il suo asino. Un’opera realizzata nel 2009 da un artista della zona, per rendere omaggio a Flaminio, che nonostante stia sempre dietro le quinte, tanto ha fatto e continua a fare per la comunità di Ardesio. È proprio lui che ogni anno sceglie il tema del fantoccio del Zenerù, la tradizionale «scacciata del gennaione» ritornata in auge negli ultimi anni, che si svolge ad Ardesio il 31 gennaio, e scrive la poesia in dialetto che ogni anno accompagna l’evento.

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