Licenziato un vigile di 53 anni
Soldi in cambio del pass della sosta

Nel maggio scorso aveva patteggiato un anno e 10 mesi, con la condizionale, per corruzione e falso. Divenuta definitiva la sentenza e concluso l’iter disciplinare, è arrivata la tegola più pesante per A. Q., 53 anni, agente della polizia locale di Bergamo: il Comune lo ha licenziato.

«Un atto dovuto», spiegano da Palafrizzoni, in casi di condanne definitive per reati di questo tipo, come disposto dalla legge 97 del 2001 e dal decreto legislativo 165 dello stesso anno.

Il vigile era finito nei guai nell’ambito di un’inchiesta cominciata nel 2010, condotta dalla polizia stradale e coordinata dal pm Giancarlo Mancusi, su un presunto riciclaggio di auto all’estero. L’agente non era coinvolto direttamente nel traffico illecito, ma venne chiamato a rispondere di falso in atto pubblico, perché secondo gli inquirenti a settembre 2010 avrebbe multato per divieto di sosta un’auto che risultava già all’estero: si sarebbe trattato, per l’accusa, di creare una finta prova della presenza ancora in Italia della vettura in quella data. Nel 2011 il suo ufficio venne perquisito e la vicenda giudiziaria che lo riguardava venne a galla. Non fu sospeso ma, in attesa di giudizio, destinato a un incarico interno.

Il pm Mancusi gli contestò poi anche un altro episodio: secondo gli inquirenti il vigile avrebbe fornito un permesso di sosta in piazza Matteotti a un barista del centro, in cambio di 250 euro. Corruzione, secondo gli inquirenti. La scorsa primavera la vicenda giudiziaria per il vigile, assistito dall’avvocato Andrea Bergami, ottenuto l’assenso della Procura e il vaglio positivo del giudice, si è chiusa con il patteggiamento. Il procedimento disciplinare avviato parallelamente da Palazzo Frizzoni ha però proseguito il suo iter, conclusosi con il licenziamento senza preavviso.

«Ci riserviamo di leggere le carte e studiare un eventuale ricorso», ha osservato il difensore dell’agente, che sarà probabilmente chiamato a rispondere anche in sede civile dei danni economici, ma soprattutto d'immagine, causati all’ente pubblico.

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