L’infarto non frena la passione di Daniele
A 82 anni in montagna con la bici e gli sci

Daniele Trabucco, 82 anni, racconta l’intervento al cuore e poi la ripresa delle attività con «Cuore e Batticuore».

Un infarto non è la fine del mondo. Fa paura, c’è chi crede che dopo dovrà vivere per sempre come un invalido, ma non è così. Io sono diventato addirittura maestro di sci». Daniele Trabucco è del 1935, ottantadue anni portati benissimo, in forma, nonostante qualche piccolo acciacco «dovuto all’età, non al cuore», come lui stesso tiene a precisare. Da sempre appassionato di sport, ha fatto per anni l’istruttore di sci per l’associazione «Cuore e Batticuore» di Bergamo, e sulla pista i suoi allievi facevano fatica a stargli dietro. Ancora adesso segue l’organizzazione delle iniziative sportive, in particolare di quelle invernali. Dopo la malattia ha trovato una nuova ragione di vita nelle attività di volontariato, per stare accanto ad altre persone che, come lui, soffrono di cardiopatie.

Nel 1991 un infarto miocardico. « Credevo di dover dire addio allo sport, di dovermi adattare a una condizione di assoluto riposo, senza arrabbiature, lontano dalla montagna e dalla bicicletta». La realtà, per fortuna, è stata molto diversa: «Sono stato alla Casa degli Angeli, centro di riabilitazione di Mozzo. All’inizio gli esercizi erano molto leggeri e si concentravano soprattutto sulla respirazione. Una volta mentre uscivo ho incontrato Umberto Balbo, che avevo già conosciuto in montagna, sugli sci. È stato lui che mi ha fatto conoscere l’associazione Cuore e Batticuore e le sue attività, che avevano come primo obiettivo proprio quello di aiutare i cardiopatici a vivere bene, senza restare intrappolati in falsi stereotipi.

Una svolta importantissima: «Nei primi anni dopo l’infarto pensavo solo egoisticamente di seguire l’associazione per il mio benessere, poi però ho capito che la mia esperienza poteva essere un sostegno utile a molte altre persone come me, per aiutarle a scoprire che una malattia di cuore, perfino un episodio grave come quello capitato a me, non è un handicap perenne, perché c’è sempre la possibilità di iniziare una vita diversa ma ugualmente bella e ricca».

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