«Mio fratello e il suo amico morti nel lago
Non riesco ancora a crederci»

«Stavano camminando tutti e tre con l’acqua all’altezza delle ginocchia: all’improvviso il terreno è sprofondato, si sono ritrovati in un punto di ghiaia e melma che li ha fatti scivolare in acqua».

Leo Bonzi, responsabile degli Opsa (Operatori polivalenti salvataggio in acqua) della Croce Rossa di Bergamo, racconta l’ultimo dramma che si è consumato sabato mattina nelle acque del lago d’Iseo, a Marone sulla sponda bresciana. A perdere la vita sono stati due ragazzi ghanesi di 23 anni, mentre la connazionale 19enne di Palazzolo che era con loro è riuscita a salvarsi. I due giovani, Alfreda Oppong Kwabena di Bergamo e Adusei Mensah Onwumere di Rezzato (Brescia) sono stati trasportati in elicottero, il primo all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e il secondo al Manzoni di Lecco, ma sono morti poco dopo il ricovero.

«Ora che aveva la possibilità economica coltivava il sogno di continuare gli studi facendo un serale per prendere il diploma e iscriversi all’università con l’intenzione di diventare architetto», dicono con le lacrime agli occhi gli amici di Oppong Kwabena. Il ragazzo ghanese aveva 23 anni ed era in Italia da circa 10 anni. Per qualche anno aveva vissuto a Trescore per poi trasferirsi per circa due anni a Zandobbio. Da ormai due anni abitava a Bergamo nel quartiere di Borgo Palazzo in via Paganini e insieme a lui vivevano il padre la madre e il fratello di 24 anni: «Non riesco ancora a crederci che sia morto» ha detto il fratello che nel pomeriggio di sabato era fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

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