Nicora: «Professionalità e tecnologia
50 persone hanno salvato Assane»

«Sono molto soddisfatto del lavoro svolto dallo staff medico dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha soccorso il tredicenne Assane Diop strappandolo letteralmente alla morte».

Lo ha sottolineato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera commentando la storia a lieto fine del tredicenne senegalese che il 7 luglio scorso, senza saper nuotare, è caduto nel lago d’Iseo rimanendo impigliato sul fondo per 15 minuti prima di essere ripescato dai volontari.

«Oggi a meno di un mese sta bene - ha detto Gallera - non ha riportato nessun danno neurologico e si risolverà presto grazie alla riabilitazione la sofferenza alla gamba nei cui vasi è stata collegata l’apparecchiatura che gli ha salvato la vita, l’Ecmo, per cui il Papa Giovanni XXIII è centro di riferimento pediatrico in Lombardia (unico pubblico), oltre che unico Trauma center pediatrico».

«Si tratta di un caso che “smentisce” le conoscenze mediche attestate finora dalla letteratura: 15 minuti di apnea e 35 di arresto cardiaco sono sinonimo di annegamento, ma la prontezza dei soccorsi, dai volontari sul posto ai mezzi di Areu (ambulanza, automedica, elisoccorso), fino all’Ecmo team del Papa Giovanni, hanno permesso di cambiare l’esito atteso».

«Un eccezionale caso - ha concluso l’assessore Gallera - di buona sanità lombarda frutto del lavoro di diverse professionalità che hanno contribuito al buon risultato. Questa vicenda dimostra che i protocolli preposti a fronteggiare le emergenze funzionano e confermano l’assoluta eccellenza della sanità lombarda».

«Oggi - ha detto il direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII Carlo Nicora - vogliamo raccontare come è stato possibile, come si sono mosse la macchina dei soccorsi e la macchina ospedaliera, per dire grazie agli uomini e alle donne che ogni giorno si spendono per le emergenze, con lo stesso impegno, anche se casi come questo, successi come questo sono eventualità rarissime».

«Questa è una storia in cui l’intervento dei medici, tempestivo, corretto e con un adeguato supporto di tecnologia e di conoscenze, e una buona dose di testardaggine, ha cambiato il corso degli eventi. È giusto ricordarlo in questi tempi in cui sembra che la sanità pubblica viaggi con il freno a mano tirato, che si guardi più ai bilanci che ai bisogni delle persone. Si guarda ai bilanci per avere le risorse necessarie a rispondere ai bisogni delle persone, mettendo in campo - quando serve - una vera e propria macchina da guerra, come in questo caso: 9 professionisti del 118, 5 membri Ecmo team (anestesisti, cardiochirurghi, perfusionisti, infermieri), pediatri e infermieri: in tutto 50 persone».

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