Omicidio Yara, sentenza il 1° luglio
Le lacrime di Bossetti in aula - Video

La data della sentenza è stata fissata: 1° luglio. Quel giorno il giudice deciderà se Massimo Bossetti è il colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio. Prima però sono state fissate ancora due udienze.

Il 10 giugno ancora parola alla difesa, mentre il 17 giugno ci saranno le repliche delle parti. Sono gli ultimi atti di un lungo dibattimento proseguito anche nella giornata di venerdì 27 maggio con le parole dei difensori di Bossetti. Massimo Bossetti in aula ha pianto quando uno dei suoi legali, Paolo Camporini, ha fatto cenno alla sua famiglia. Il legale aveva prima ripercorso le dichiarazioni di Bossetti riguardo il 26 novembre 2010 quando scomparve la tredicenne di Brembate di Sopra. A proposito del commercialista e del meccanico dai quali il muratore aveva ipotizzato di essere andato Camporini ha spiegato: “Forse nessuno ricorda di averlo visto, ma certamente nessuno l’ha mai visto altrove”. Lo stesso Camporini ha cercato sostenere che la sincronizzazione delle telecamere è stata fatta in modo approssimativo. Secondo le testimonianze raccolte dai legali di Bossetti l’orario delle telecamere sarebbe avanti di una dozzina di minuti, quindi il passaggio del furgone dell’imputato sarebbe avvenuto prima dell’uscita di Yara dalla palestra.

È «assurdo» tratteggiare Massimo Bossetti come un sexual offender perché «la sua vita è stata passata al setaccio e non è stato trovato nulla: la sua vita è casa, lavora e famiglia – sostiene l’avvocato Claudio Salvagni -. Molti uomini hanno l’attitudini a essere piacioni - ha spiegato il legale -, a essere provoloni, come si dice, ma questo non fa di loro degli assassini». «Gli sono state attribuite delle amanti - ha proseguito - dove sono queste amanti?». La sua vita è appunto casa, lavoro, famiglia e questi sono i dati concreti, non congetture».

Va «alla vittima» di un «delitto efferato, terribile» e alla sua famiglia il primo pensiero dei difensori di Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio. È la «necessaria premessa» dell’avvocato Claudio Salvagni che cerca di evitare una condanna all’ergastolo chiesta dal pm Letizia Ruggeri per il muratore di Mapello.

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