Parkinson, a Bergamo oltre 4mila malati
Numeri in crescita ma terapie più efficaci

Venerdì 26 maggio in programma un convegno dalle 8.30 e le 13.00 sala Lombardia diell’Ats di Bergamo invia Galliccioli 4.

Sono 4.425 le persone colpite da malattia di Parkinson in provincia di Bergamo. Circa 250mila sono i malati in Italia, per lo più maschi (1,5/2 volte in più). L’età media d’insorgenza è di 62,5 anni, ma nel 5-10% dei casi si manifesta prima dei 50. Il tasso d’incidenza varia tra gli 8 e i 18 casi/100.000 anno e aumenta con l’età. Una diffusione del 2-4 per mille sulla popolazione generale, ma pari all’1-2% della popolazione sopra i 60 anni e al 3-5% della popolazione sopra gli 85 anni. Sono solo alcuni dei numeri del Parkinson, tra le malattie neurologiche più frequenti e più difficile da affrontare, a cui venerdì 26 maggio è dedicato il convegno «Analisi dei bisogno del paziente parkinsoniano e dei suoi familiari». Un’occasione per fare il punto sulla diffusione della malattia sul territorio di Bergamo, presentando un progetto di ricerca realizzato - su proposta dell’Associazione Italiana Parkinsoniani - grazie alla collaborazione tra Ats Bergamo, le Asst Bergamo Est e Bergamo Ovest, oltre che con l’Asst Papa Giovanni XXIII e l’Università di Bergamo che hanno curato il coordinamento scientifico. Il convegno si svolgerà sulla base dei risultati di un aggiornatissimo inquadramento epidemiologico dell’ATS che conferma come, anche in provincia di Bergamo, il Parkinson non sia “una malattia solo dei vecchi”, né una malattia “rara”.

Comunica infatti il dott. Alberto Zucchi, Responsabile del Servizio Epidemiologico Ats Bergamo, «La Malattia di Parkinson riguarda in provincia di Bergamo, ad oggi, ben più di 4.000 persone. ATS ha iniziato la “tracciatura” epidemiologica sistematica di questa casistica già nel 2008, ed in 8 anni si è passati da 2.400 casi a 4.400. Un aumento imponente, dunque, pari all’82,5%.

L’età media di questi pazienti (che comprendono le nuove diagnosi e le diagnosi già note) è di 76 anni, ma abbiamo riscontrato come ben 440 soggetti (circa il 10%) abbiamo meno di 55 anni. Il tempo di durata della malattia si è molto allungato, fortunatamente, per la miglior conoscenza della malattia stessa e per i miglioramenti terapeutici. Ciò tuttavia impone delle riflessioni importanti di sanità pubblica, in termini di gestione ed organizzazione dei percorsi finalizzati ad una miglior presa in carico, poiché innalzandosi l’età media di questi pazienti, aumentano inevitabilmente le fragilità ed i bisogni che ne derivano. Si pensi ad esempio alla presenza contemporanea in questi pazienti di altre patologie croniche, o di fragilità di natura sociale».

Da qui la necessità di un’indagine che valuti la situazione e fornisca elementi di analisi e una programmazione di interventi per affrontare quella che è già oggi un’emergenza «che non si vede». «I dati che fotografano l’incidenza del Parkinson sul territorio - sottolinea la dott.ssa Mara Azzi, Direttore Generale Ats Bergamo - ci permettono di pianificare, progettare e realizzare. Su questa base rifletteremo con la comunità scientifica per tracciare l’identikit di questa malattia e capire come intervenire al meglio. Condivideremo i dati per arrivare a discutere in termini operativi sulle azioni da intraprendere per la reale presa in carico del paziente parkinsoniano. I numeri ci dicono che il Parkinson è una condizione molto diffusa sul nostro territorio che merita attenzione e comprensione. Assistere un malato di Parkinson può essere molto difficile perché coinvolge profondamente chi si prende cura del malato».

«La malattia di Parkinson, infatti, anche se ad insorgenza graduale, rappresenta per il paziente e per la famiglia un momento di crisi profonda - aggiunge il dott. Marco Guido SALVI, Coordinatore per Bergamo dell’Associazione Italiana Parkinsoniani - Richiede cure e continui adattamenti di tipo fisico, cognitivo e terapeutico. E accettarla non è semplice: normalmente il parkinsoniano ci mette degli anni prima di accettare completamente la malattia e tutti i sintomi che comporta; la stessa cosa vale per i familiari che spesso si illudono di poter controllare la patologia. Tremori, rigidità, lentezza nei movimenti, depressione: sono solo alcuni dei sintomi caratteristici del Parkinson; disturbi del movimento muscolare che portano il malato a perdere la capacità di svolgere qualsiasi azione quotidiana come mangiare, vestirsi, camminare, parlare, scrivere».

«Abbiamo deciso di organizzare un momento di confronto sul Parkinson – conclude il dott. Giorgio Barbaglio, Direttore Sanitario Ats Bergamo - perché sebbene esistano cure sintomatiche che alleviano in parte la sofferenza, non esiste cura risolutiva o che possa frenare la progressione della malattia perché a oggi non se ne conoscono le cause. È quindi fondamentale il percorso di continuo miglioramento della gestione del paziente». Il convegno che venerdì 26 maggio dalle 8.30 e le 13.00 riunirà in sala Lombardia di Ats Bergamo (via Galliccioli 4) le figure d’eccellenza della ricerca medica e sociale, del sistema universitario e del mondo non profit del territorio, è rivolto a tutte le professioni sanitarie, sociosanitarie e alla popolazione. La partecipazione è gratuita.

Il Parkinson. È una malattia neurodegenerativa causata dalla progressiva morte dei neuroni situati nella cosiddetta sostanza nera, una piccola zona del cervello che produce il neurotrasmettitore dopamina adibito alla distribuzione dei “comandi” che controllano i movimenti del corpo. Chi ha il Parkinson produce sempre meno dopamina, perdendo il controllo del suo corpo poiché, progressivamente, compaiono tremori, rigidità, lentezza nei movimenti, disfagia, disturbi del sonno, depressione... e molti altri sintomi, fino alla perdita della capacità di svolgere qualsiasi azione quotidiana: mangiare, vestirsi, lavarsi, camminare, parlare, scrivere. Sebbene esistano cure sintomatiche che alleviano in parte la sofferenza, non esiste una cura risolutiva o che possa frenare la progressione della malattia, perché a oggi non se ne conoscono le cause.

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