Pedemontana, parola ai giudici
I pm insistono sul fallimento

Il Tribunale fallimentare di Milano deciderà nei prossimi giorni se accogliere o meno la richiesta, presentata dalla Procura milanese, di dichiarare il fallimento della Società Autostrada Pedemontana Lombarda.

Lunedì 11 settembre davanti al giudice Guido Macripò si è tenuta l’ultima udienza di discussione e ora la parola passa ad un collegio di tre magistrati, tra cui lo stesso Macripò, che dovranno sciogliere la riserva ed emettere un provvedimento. I pm Giovanni Polizzi e Paolo Filippini nell’udienza del 24 luglio scorso hanno insistito con l’istanza di fallimento, sostenendo che la società non è in grado far fronte agli impegni finanziari necessari per completare il progetto per il collegamento tra le province di Varese e Bergamo. Per il pool di legali, guidato Luigi Arturo Bianchi, invece, la richiesta della Procura «è infondata», perché Pedemontana non è insolvente, «il conto corrente è in attivo» e nessun creditore si è fatto avanti con richieste.

Nelle scorse settimane sia i pm che i legali hanno depositato ulteriori memorie, con repliche e controrepliche, nel procedimento per ribadire le loro posizioni e, in particolare, i legali della Pedemontana hanno evidenziato come, dopo l’istanza di fallimento, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) abbia approvato un atto aggiuntivo per una defiscalizzazione dell’opera per 380 milioni di euro. Per completare i 68 chilometri di collegamento tra le province di Bergamo e Varese della Pedemontana sarebbero necessari 5 miliardi di euro. Costi che, a detta dei pm, che mesi fa hanno aperto anche un’inchiesta per falso in bilancio, la società non sarebbe in grado di fronteggiare. I bilanci dell’azienda, secondo la Procura, non sarebbero in equilibrio e la società risulterebbe sovraccaricata dai debiti nei confronti di istituti di credito e fornitori. I legali della Pedemontana, invece, sostengono che i conti correnti della società sono in attivo e che l’assenza di creditori indica che lo stato di insolvenza, prospettato dai pm, è solo teorico. Ora spetterà ai giudici decidere se dichiarare o meno il fallimento. In ipotesi, il collegio potrebbe chiedere anche ulteriori approfondimenti istruttori.

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