«Pensavo che il tumore venisse agli altri»
In un libro le ragioni per restare in vita

La giornalista Anna Savini, 44 anni, colpita da un cancro al seno ha descritto le sue giornate tra paure e ironia.

«Se ce l’ho fatta io, ce la possono davvero fare tutti»: Anna Savini, giornalista del quotidiano «La Provincia di Como» del gruppo Sesaab (che edita anche L’Eco), a 44 anni ha scoperto di avere un tumore maligno al seno. Le è crollato il mondo addosso, perché quella malattia - che in forme diverse aveva già colpito duramente la sua famiglia - proprio non la voleva. Ma in fondo al suo cuore ha trovato anche molte «Buone ragioni per restare in vita» e le ha raccolte in un romanzo autobiografico, edito da Mondadori.

«Non parlo di tumori – spiega –, ma della vita e di tutte le cose fantastiche che si possono fare. Quando è arrivata la diagnosi ho pensato che potesse anche capitarmi di morire. Allora ho incominciato a scrivere, così, d’istinto. Era un modo per lasciare una traccia, per offrire un messaggio che tutti potessero condividere». Scrivere un libro era un desiderio che custodiva nel cuore fin da ragazzina; arrivata a quel punto si è detta «ora o mai più», e si è buttata. I primi sei capitoli mandati per scommessa al settimanale Gioia sono stati accolti con entusiasmo e pubblicati. Un bel trampolino. Così Anna è riuscita davvero a realizzare il suo sogno. Non solo per se stessa, ma per offrire un po’ di speranza a chi si trova nella stessa situazione.

Nella vita ci sono - come dice John Lennon - due forze motrici fondamentali, la paura e l’amore: «Quando abbiamo paura, ci ritiriamo dalla vita. Quando siamo innamorati, invece, ci apriamo a tutto ciò che la vita ha da offrire, con passione, entusiasmo e l’accettazione». Anna, ancora prima che arrivasse quella brutta diagnosi, ha sentito molto forte la morsa della paura: è stata proprio quella a impedirle di sottoporsi ai necessari controlli di prevenzione, perché temeva «quello che avrei potuto trovare». «Pensavo che il tumore venisse agli altri, non a me, e invece no. Quella pallina strana che sentivo nel petto mi ha cambiato, mi ha trasformato in una malata, anche se non volevo. Non volevo sottopormi alla chemioterapia. All’inizio non volevo curarmi, piangevo in continuazione». Le lacrime scendevano senza che potesse controllarle, in un flusso continuo, da quando entrava nella sala d’attesa per il prelievo pre-trattamento fino alla fine di ogni seduta.

La malattia le ha insegnato molto, ma non per questo Anna ha cambiato idea sui tumori: «Di certo non mi sento di ringraziare il destino per avermi messo davanti questa prova, me la sarei evitata volentieri, e così vorrei che nessuno dovesse soffrire come ho sofferto io, e come purtroppo capita a molti altri come me. Sogno che si possa davvero trovare in futuro una cura diversa, che non incida così tanto sulle condizioni dei pazienti, la ricerca deve andare avanti. Mi piacerebbe molto che il mio libro servisse anche a questo». Il 16 settembre sarà possibile incontrare Anna Savini a Bergamo: presenterà il suo libro nello spazio dell’associazione Cento4 in via Borgo Palazzo, nel bel mezzo di un pomeriggio dedicato alla cura di sé, all’arte, alla bellezza nonostante la malattia (a partire dalle 14, la presentazione del libro è alle 18, interviene Bruno Bonassi, vice caporedattore de L’Eco di Bergamo).

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