Processo Bossetti, parola alla difesa
La Corte vieta la proiezione di video

Parola alla difesa di Massimo Bossetti nel processo d’appello sull’omicidio di Yara Gambirasio. Davanti ai giudici della Corte d’Assise d’appello di Brescia i legali del muratore, condannato all’ ergastolo in primo grado il primo luglio 2016, cercheranno di provare l’innocenza, sempre ribadita dal carpentiere.

All’inizio dell’udienza, prima che iniziasse a parlare il legale di parte civile, gli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno preannunciato che nelle loro arringhe di oggi avrebbero avuto bisogno di strumenti per proiettare documenti e video. Il giudice Fischetti, dopo aver fatto notare che «la richiesta potevate anche farla prima», ha chiarito: «Il processo d’appello è un processo su documenti scritti e di discussione orale» e «la cornice delle discussioni dovrà rimanere all’interno dei motivi d’appello e quindi degli atti e dei documenti contenuti in quei motivi». In sostanza, la corte dopo aver detto «no» all’utilizzo di video, ha spiegato ai legali che le slide che vorranno mostrare dovranno fare riferimento «ad atti versati nel processo».

I difensori avrebbero voluto far vedere quei video che, hanno riassunto, avrebbero mostrato «esempi di ciò che è successo, ma non ne anticipiamo i contenuti». Il sostituto pg, Marco Martani, ha chiesto di poter esaminare prima delle arringhe le slide, mentre i legali di parte civile hanno fatto presente che «ci opporremo se verrà mostrato qualsiasi atto non contenuto nel processo».

«I video non ci interessano, toglieteli pure, noi non ci lasciamo suggestionare, non ci servono, avete già fatto 258 pagine di motivi di appello più 110 di motivi aggiunti dove avete già scritto tutto e criticato in maniera estesa». Con queste parole il presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia, Enrico Fischetti, ha detto no nel processo di secondo grado sull’omicidio di Yara Gambirasio alla richiesta dei difensori di Bossetti che, ad inizio udienza, hanno anticipato di voler accompagnare le loro arringhe con alcune slide e con video «anche per catturare l’attenzione».

I giudici si sono detti disponibili ad accettare le slide, “purché depurate, vi prego, da ciò che non è contenuto negli atti e nei documenti del processo e nei motivi d’appello», ma i “video non ci interessano, facciamo 20 processi all’anno su omicidi anche gravi, con bambini morti bruciati, e nessuno ci ha mai proposto video».

Per ottenere l’assoluzione, in particolare, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini punteranno sulla riapertura del procedimento attraverso la richiesta di una serie di nuovi accertamenti, una sorta di maxi perizia, tra cui quelli sulla prova del Dna, «granitica» stando al verdetto di primo grado, oltre che sulle fibre trovate sul cadavere della ragazzina che sarebbero compatibili con quelle trovate sul cadavere. Il sostituto pg Marco Martani nella scorsa udienza, descrivendo come «ineccepibile» la sentenza dei giudici di Bergamo, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per il carpentiere, ma anche 6 mesi di isolamento diurno, anche perché, secondo il pg, Bossetti dovrà essere ritenuto colpevole anche di calunnia per aver sviato le indagini e accusato un collega.

Bossetti sarà presente in aula, come al solito, e all’ inizio dell’udienza finirà il suo intervento l’avvocato Andrea Pezzotta, legale dei genitori di Yara assieme al collega Enrico Pelillo (ha già parlato lo scorso 30 giugno). Poi inizieranno a parlare i difensori e non si sa ancora se riusciranno a concludere le loro arringhe domani o il 10 luglio. Il 14 luglio, infine, da programma dovrebbero esserci le dichiarazioni spontanee di Bossetti e poi i giudici dovrebbero entrare in camera di consiglio, uscendo quel giorno o con una decisione di rinnovazione del dibattimento o con la sentenza.

Alla vigilia dell’arringa il legale Salvagni ha spiegato al settimanale «Oggi»: «Il vero colpo di scena in questo processo per l’omicidio di Yara non è tanto il ritrovamento di una immagine satellitare del campo di Chignolo, risalente al 24 gennaio 2011, nella quale non appare il corpo della ragazza, ma il fatto che della stessa fotografia la Procura di Bergamo fosse già in possesso e ne abbia sempre negato l’esistenza impedendo alla difesa di Bossetti di prenderne visione. Ce l’hanno nascosta - ha proseguito -. Salta fuori solo quando hanno saputo che l’avevamo. Come mai non era nel fascicolo del processo e neppure in quello del Pm Letizia Ruggeri? Ecco perché - ha concluso - io oggi posso insinuare che in questa inchiesta ci sia stato un depistaggio».

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