Processo ultrà, ex dirigente Digos in aula
«Il Bocia? Si muove come capo di Stato»

Al processo che vede Claudio Galimberti imputato insieme ad altri 5 esponenti della tifoseria, nell’udienza del 31 maggio, ha testimoniato Francesca Ferraro.

«Galimberti si muove come un capo di Stato, stringe patti anche all’estero, come il gemellaggio con i tifosi del Francoforte. Ma sono davvero poche le tifoserie con cui gli ultrà atalantini vanno d’accordo. Praticamente nessuna tranne la Ternana e la Sampdoria. Per il resto sono tutti nemici». Per l’ex capo della Digos (oggi capo di gabinetto) della questura di Bergamo, Francesca Ferraro, non c’è dubbio che il leader della Curva Nord, Claudio «Bocia» Galimberti, sia il capo indiscusso della tifoseria, al vertice di un sistema organizzato. Il dirigente della polizia lo ha ribadito martedì 31 maggio, dal banco dei testimoni, al processo che vede Galimberti imputato di associazione per delinquere insieme ad altri cinque esponenti della tifoseria.

«La Curva fa anche della beneficenza, quindi alla base c’è un minimo di struttura?», chiede alla teste il presidente del collegio giudicante, Giovanni Petillo, interessato ad appurare i contorni di quello che in un altro memento dell’udienza aveva paragonato a «una sorta di mondo parallelo». «Sì, assolutamente. Inoltre – aggiunge Ferraro – da quando c’è in vigore il Daspo e Galimberti non può più entrare allo stadio, si avvale di soggetti a lui molto vicini, che sono sua diretta emanazione». «Un po’ come amministratori di diritto e amministratori di fatto», commenta il giudice. «Sì, ma qui dobbiamo parlare di reati», obietta però l’avvocato Andrea Pezzotta, uno dei difensori del Bocia, che sfida l’ex capo della Digos: «Mi sa indicare una sola circostanza in cui è stato commesso un reato, pilotato dall’esterno da Galimberti?». «L’attività tecnica l’ha fatta la squadra mobile», replica la dirigente. Proprio all’ex capo della mobile, Giampaolo Bonafini, oggi a Venezia, toccherà parlare in aula nella prossima udienza.

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