Provincia, ecco il nuovo Consiglio
I sedici eletti, ha votato il 64,58%

Il presidente rimane sempre lo stesso, Matteo Rossi, il Consiglio invece è cambiato dopo il voto di sabato 1 ottobre. Alle ore 20 hanno chiuso le urne e hanno votato in 1.836, ovvero il 64,58%. Rispetto al 2014 c’è stato un calo di circa il 9%.

Ecco i sedici eletti, lista per lista. «Democratici e civici per la Bergamasca»: Pasquale Gandolfi, Mauro Bonomelli, Giorgio Gori, Federica Bruni, Alberto Vergalli, Claudio Bolandrini e Sonia Tiraboschi. «Civici popolari indipendenti»: Demis Todeschini, Angelo Migliorati, Jonathan Lobati e Alessandra Locatelli. Lega: Gianfranco Masper, Santo Giuseppe Minetti, Giorgio Valoti, Andrea Capelletti. Provincia Bene Comune: Gianfranco Gafforelli. In pratica cresce solo la civica di Forza Italia, mentre il Pd non incamera l’ottavo consigliere e la Lega resta ferma a quota quattro. I dati sono definitivi, nel conteggio finale è entrato Minetti ed è rimasto escluso Corrado Centurelli.

Alla Cittadella dello Sport di via Gleno, 2.843 tra sindaci e consiglieri comunali di tutta la Bergamasca hanno votato per scegliere il nuovo Consiglio provinciale. Quattro le liste in corsa, le stesse di due anni fa: «Provincia Bene Comune» (sostenuta da Ncd), «Democratici e civici per la Bergamasca» (centrosinistra), «Civici popolari indipendenti per Bergamo» (area moderata di centrodestra) e Lega Nord. Qualche numero: i candidati in lizza nelle quattro compagini erano in tutto 49, di cui 8 donne (due per lista).

Nel 2014 l’affluenza era stata del 73,59%, con un astensionismo maggiore tra i piccoli Comuni (fermi al 63,31%). Gli elettori dei piccoli paesi, numericamente, sono stati la pattuglia più consistente (quest’anno sono 1.211 quelli di Comuni sotto i tremila abitanti, a cui si aggiungono i 607 delle località fino a 5.000 residenti). Ma il meccanismo elettorale prevedeva - nell’ottica di rispecchiare le quantità di abitanti rappresentati - il voto ponderato. Così, la preferenza di un consigliere comunale di Bergamo (fascia sopra i 100 mila abitanti) è valsa circa 33 volte quella di un amministratore di una realtà «under tremila».

© RIPRODUZIONE RISERVATA