Rifugiati, una commissione in città
Solo il 18% ottiene il permesso

È ufficiale: l’11 aprile la sezione di Bergamo della commissione territoriale di Brescia per il riconoscimento della protezione internazionale sarà operativa negli uffici della Prefettura di via Zelasco.

I membri hanno terminato il corso di formazione e di affiancamento ad altre commissioni e sono pronti per esaminare le domande dei richiedenti asilo ospitati a Bergamo. La presidenza è affidata a Francesca Iacontini, vicario del Prefetto (a cui si alterneranno Adriano Coretti e Patrizia Savarese); gli altri membri sono un rappresentante della polizia di Stato, uno dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur/Unhcr) e uno dell’Anci (Beppe Traina, del progetto Sprar).

I tempi di attesa dovrebbero ridursi, abbreviando di conseguenza i percorsi di accoglienza. Attualmente un richiedente asilo attende per un anno e mezzo la convocazione per l’audizione presso la commissione di Brescia, precedentemente ci volevano almeno due anni per essere ascoltati a Milano. «La commissione avrà necessariamente bisogno di un periodo di rodaggio durante cui si riunirà in plenaria – spiega il capo di gabinetto Coretti –. I suoi membri, però, non lavorano esclusivamente ad essa, come avviene a Brescia. Il lavoro è molto delicato, richiede pazienza e attenzione. Le storie personali che vengono ascoltate da chi si presenta davanti alla commissione spesso sono terribili».

La nuova commissione non risolve però il problema dei diniegati, di coloro che non ottengono il riconoscimento dell’asilo; dopo la commissione una seconda possibilità si può avere con il ricorso ed infine l’appello. Da marzo 2014 ad oggi sono 1.400 le persone accolte nelle strutture della nostra provincia, a fronte di 2.500 solo transitate in Bergamasca; molti, infatti, dopo l’identificazione preferiscono tentare di andare altrove.

Dei 1.400 richiedenti asilo, sono già stati esaminati 555 casi. Di questi ha ottenuto un permesso il 18%: l’asilo politico il 5%, la protezione sussidiaria il 4,5%, un permesso per motivi umanitari l’8,5%. Tra coloro che hanno fatto ricorso sono state esaminate circa 95 persone, di queste il 12% ha ottenuto l’asilo politico o la protezione sussidiaria (1,5%) o un permesso per motivi umanitari (9%).

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