Samsung ha risolto l’enigma
Ecco perchè i Galaxy Note 7 esplodono

Il Wall Street Journal ha pubblicato un'anticipazione dell’indagine interna che l’azienda coreana renderà nota il 23 gennaio. La causa degli incidenti sarebbe da cercare nelle dimensioni della batteria.

A quanto pare non è stato per nulla semplice ma sembra che alla fine Samsung abbia risolto l’enigma delle esplosioni del Galaxy Note 7. Ci sono voluti quattro mesi di studio per avere una risposta al colossale flop di quello che doveva essere il miglior telefono di gamma della casa coreana. Uno smartphone che non è passato alla storia per le sue indubbie qualità, ma per un grave difetto: la batteria, infatti, in alcuni casi si surriscaldava ed esplodeva, e questo ha portato al ritiro dal mercato dopo appena un mese dell’inizio delle vendite.

Il colosso tecnologico coreano pubblicherà lunedì 23 gennaio il rapporto ufficiale, ma intanto alcune indiscrezioni arrivano dal Wall Street Journal: le dimensioni irregolari della batteria e alcuni problemi di produzione sarebbero le cause delle esplosioni. Le batterie del Samsung Galaxy Note 7 erano in parte prodotte dall’affiliata Samsung Sdi e in parte dalla Amperex Technology Ltd., con base a Hong Kong. Attribuibili alle prime batterie, secondo il Wsj, sarebbe l’irregolarità delle dimensioni: non adattandosi correttamente al telefono avrebbero causato il surriscaldamento del dispositivo. Riguardo le batterie prodotte dall’azienda cinese ci sarebbero stati invece problemi di produzione, al momento non chiari, ma probabilmente dovuti all’accelerazione della fabbricazione per sostituire i dispositivi difettosi.

Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, infatti, i primi problemi si sarebbero verificati sui Galaxy Note 7 con batteria prodotte da Samsung Sdi. L’azienda ha cercato di sostituire i dispositivi con altri che utilizzavano le batterie di Amperex Technology, intensificandone così la produzione. Ma il surriscaldamento si è comunque riproposto e Samsung ha deciso di ritirare il telefono dal mercato e richiamare tutti i suoi 2,5 milioni di Galaxy Note 7 che nel frattempo erano stati banditi da diversi paesi. Secondo il Wsj, per rispondere alle preoccupazioni delle autorità ed evitare problemi simili in futuro, l’azienda avrebbe creato una procedura in otto fasi che prevede ulteriori test, controlli e garanzie su produzione e qualità. I risultati ufficiali del rapporto saranno resi noti da Samsung lunedì 23 gennaio. Per l’indagine interna la società ha arruolato ingegneri e dirigenti, ma si è anche avvalsa di tre società esterne e indipendenti. Al momento Samsung è il maggior produttore di smartphone al mondo in base al volume di spedizioni, questa vicenda potrebbe costare all’azienda 5 miliardi di dollari. Nelle scorse settimane la società è finita sotto i riflettori per il vicepresidente Lee Jae-yong, sospettato di corruzione in una inchiesta che ha chiamato in causa anche la presidente sudcoreana Park Geun-Hye. Ieri la Corte centrale distrettuale di Seul ha respinto la richiesta d’arresto avanzata dagli inquirenti nei confronti dell’erede del primo gruppo industriale e tecnologico del Paese.

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