Sociale, i Comuni non si arrendono
Ma in 5 anni risorse statali dimezzate

L’Isola la più penalizzata. Equilibrio dei servizi garantito da una tassazione locale aumentata del 32%.

In cinque anni, i comuni della provincia di Bergamo hanno perso mediamente il 50% dei trasferimenti dallo Stato. Nello stesso periodo, e cioè dal 2010 al 2015, e cioè nel pieno della deflagrazione degli effetti conseguenti a una delle peggiori crisi economiche, l’impatto della spesa sociale sulla spesa complessiva delle 242 comunità orobiche è rimasto praticamente invariato…

È il dato che salta all’occhio sfogliando l’ultima ricerca effettuata dal Dipartimento Welfare della Cisl di Bergamo, sui dati del ministero degli Interni, distribuiti in questi giorni, che ha stilato l’ormai tradizionale quadro dei bilanci delle amministrazioni locali: nel 2010, dalle casse centrali arrivavano in provincia oltre 254 milioni di euro. Nell’ultimo bilancio consuntivo disponibile (il 2015) gli enti locali orobici hanno denunciato un introito da Roma di 128 milioni. Contestualmente, le tasse locali sono cresciute del 32%, da 363 a 482 milioni di euro: in un certo senso ciò ha permesso di salvaguardare l’impianto sociale delle diverse comunità. La spesa sociale dei comuni, infatti, ha perso negli anni qualcosa come 10 milioni di euro, ma la sua percentuale nei confronti della spesa totale di ogni amministrazione è rimasta pressoché invariata, scendendo dello 0,6%. a testimonianza di sforzi e impostazione “politiche” ben radicate sul territorio.

Un lavoro di cesello sul bilancio che ha finito con il privilegiare la qualità rispetto alla quantità, anche perché nello stesso periodo i Fondi per le Politiche Sociali che Stato e Regione girano agli ambiti di zona nel 2010 consistevano in 18 milioni di euro, lo scorso anno ammontavano a 12 milioni (alcuni dei quali, tra l’altro, vincolati dalla Regione a spese già preventivate).

http://www.ecodibergamo.it/videos/video/economia-meno-soldi-dallo-stato-piu-imposte-locali_1032509_44/

Scendendo nel dettaglio e nell’analisi annuale (e cioè nella differenza tra 2014 e 2015), si scopre che la «stangata» maggiore nei trasferimenti l’ha subita l’ambito dell’Isola Bergamasca, con una differenza del 39% in meno rispetto all’anno scorso. Più fortunati gli abitanti della zona di Dalmine, che si sono visti decurtare «solo» il 5.4% delle entrate «centrali». Nel basso Sebino si registra il più alto tasso di crescita delle imposte locali (8.16%), mentre le stesse scendono di oltre il 2% nell’ambito della Valle Seriana Superiore. Per quanto riguarda l’aspetto della spesa sociale, la differenza negativa maggiore tra i due esercizi finanziari si è registrata nell’ambito dell’Isola Bergamasca, mentre Dalmine e Grumello hanno stanziato circa il 9% in più per interventi di assistenza e welfare, e il comune di Bergamo ha aumentato del 7% la spesa sociale fra 2014 e 2015.

In sostanza, nel corso del 2015, per ogni cittadino della provincia sono stati spesi, in media, 105,83 euro nel campo sociale, contro i 112,81 dell’anno precedente. «Un calo assolutamente contenuto, visto il ben più consistente taglio effettuato dagli enti superiori - commentano dal Dipartimento Welfare della CISL orobica -, considerando che comunque in alcuni ambiti (Bergamo, Dalmine e Grumello) la spesa pro capite sale anche di 10 . Poi, però, in alcune zone, si registrano flessioni negative importanti».

«Insomma, siamo alle solite. Quella della “limatura” delle spese per il sociale, è una tendenza destinata a consolidarsi – sottolinea Francesco Corna, segretario della Cisl di Bergamo -, dal momento che le previsioni per il futuro non promettono inversioni di tendenza. In aggiunta, infatti, andrebbero sommati i tagli al fondo delle politiche sociali, per i quali rimaniamo in attesa del loro ripristino, come da promessa fatta dal ministro Poletti, dopo incontri e presidi organizzati dai sindacati e dagli enti locali. Va dato perciò atto aiCcomuni bergamaschi di aver mantenuto comunque un livello qualitativo e quantitativo della spesa sociale, nonostante evidenti difficoltà di bilancio. Questo significa anche che l’ente locale riconosce nel welfare e nel livello di qualità dei servizi assistenziali importanti strumenti di coesione del territorio».

«Occorre invertire la tendenza – continua - e dedicare più risorse al sostegno della natalità, investire a livello nazionale e locale per invertire una pericolosa deriva demografica che vede il nostro paese nel bel mezzo di un declino demografico, che se non affrontato in tempo determinerà un grave indebolimento del nostro stato sociale. La Cisl è determinata a sostenere, in occasione dei prossimi incontri con gli ambiti, nei quali verranno presentati i nuovi piani di zona triennali, che il sostegno alla natalità sia una delle priorità da affrontare. Maggiori servizi a disposizione delle madri, sostegno al diritto allo studio ai figli delle famiglie in difficolta economica, e contrattazione aziendale che orienti le risorse per un welfare che guardi ad un futuro, questa è la strada che ci deve vedere tutti impegnati».

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