Strumenti di coercizione?
Giusto vietarli!

Prendendo spunto dalla recente sentenza del TAR che conferma il divieto di utilizzo del collare a strangolo nel territorio comunale di Bergamo, vorrei spiegare il perché la coercizione dovrebbe essere sempre evitata nel percorsi di addestramento di un cane.

Innanzitutto esaminiamo lo strumento «incriminato»: Non sto a dilungarmi sul «come funziona» in quanto ritengo che basti la parola «strangolo» oppure «strozzo» per spiegarne il principio di utilizzo. Sì tratta di un dispositivo utilizzato per la maggiore dagli istruttori di «vecchia scuola», essendo infatti praticamente obbligatorio per accedere ai campi di addestramento nei decenni scorsi. Il perchè è presto spiegato: fino alla fine degli anni ’90 si lavorava quasi esclusivamente con il «metodo coercitivo», in cui il cane veniva costretto ad eseguire il comando richiesto, per poi ricompensarlo con un rinforzo.

Praticamente l’unico metodo conosciuto era questo, quindi nessuno aveva nulla da obiettare, fino all’avvento, risalente ad una ventina di anni fa, appunto del «metodo gentile», che ha di fatto rappresentato il «grande spartiacque» nella mondo della cinofilia. Pur con molti scetticismi iniziali, questo nuova tipologia di lavoro ha presto preso piede anche nel nostro paese, rinforzato dai pareri sempre più positivi da parte di addetti ai lavori quali etologi e comportamentalisti prima, e dalle disposizioni legislative poi (vedi la famosa «ordinanza Martini» del marzo 2009 in cui veniva per la prima volta fatto divieto di utilizzare strumenti di lavoro coercitivi).

Purtroppo il colIare a strangolo non è l’unico di questi aggeggi da evitare, ce ne sono altri, alcuni dei quali periodicamente tornano alla ribalta nei fatti di cronaca anche nella nostra provincia. Mi riferisco innanzitutto al collare elettrico. Il suo funzionamento è molto semplice, ovvero mediante un telecomando azionato dal proprietario, questo fornisce una scossa elettrica al malcapitato cane che in quel momento non sta fornendo la risposta sperata o che non deve fare una determinata azione, giocando sul meccanismo del rinforzo, in questo caso negativo. Il tutto è acuito dal fatto che per il nostro amico la cosa è del tutto inaspettata, quindi oltre al dolore fisico, vi lascio immaginare l’autentico terrore che esso prova in quel momento.

Certo gli ideatori o gli utilizzatori di questo sistema potranno ribattere che esiste la possibilità di regolare l’intensità della scossa, o che la stessa viene assestata solo in caso di brutte abitudini del cane, come ad esempio fuggire da un cancello, magari che da su una strada trafficata. Vero, si tratta di un modo rapido per liberarsi di una brutta abitudine: ti avvicini al cancello? …«ZOT»!! ti do una bella scossa così tu associ il cancello alla scossa e non ti avvicini più. Problema risolto… Siamo proprio sicuri? A chi fosse convinto di ciò rispondo che non è terrorizzando l’animale che si ottengono i veri risultati. Esiste anche una validissima alternativa, magari che richiede più tempo, pazienza e costanza ma che ripaga, e si basa sulla fiducia e sull’accreditamento che il nostro compagno peloso ha nei nostri confronti.

Come ottenerla? Sicuramente non con la coercizione e il terrore. Ottenere ubbidienza da un cane soltanto perché ha paura del suo padrone è limitativo, e compiacersene ricorda molto da vicino il concetto di leadership molto caro ai dittatori nordcoreani. Ma si tratta di finta ubbidienza, o se meglio credete di mera sottomissione. Finchè c’è il controllo «muscolare» della situazione vi sembra di essere a cavallo, ma… Per descrivere queste situazioni mi piace citare il vecchio proverbio «via ‘l gat, bala i rat», con tutte le complicazioni del caso. Utilizzare coercizione significa inoltre mortificare qualcuno (l’essere umano così come il cane) offendendolo non solo fisicamente, ma anche nella sua dignità. Il collare elettrico, quello con le punte e altri ancora, lo ricordiamo, sono considerati dalla legge strumenti di maltrattamento, e chi li utilizza è passibile di denuncia. Peccato che in Italia, il paese delle contraddizioni, sono però articoli di libera vendita. www.paolobosatra.com

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