Tim, le fatture cambiano da aprile
Adiconsum: ecco come muoversi

Sempre più numerose sono le segnalazioni di utenti Tim agli sportelli Adiconsum che hanno ricevuto dall’operatore il cambio delle condizioni contrattuali a partire dal prossimo aprile anche per la telefonia fissa.

Infatti, dal prossimo 1° aprile, Tim cambia la fatturazione della telefonia fissa. Le fatture non saranno più mensili, ma verranno emesse ogni otto settimane, mentre il corrispettivo degli abbonamenti a offerte e servizi sarà calcolato ogni 28 giorni. Secondo l’articolo 70 del Codice delle comunicazioni elettroniche, gli operatori possono cambiare in maniera unilaterale le condizioni contrattuali, purché ne diano comunicazione ai propri clienti almeno 30 giorni prima dell’entrata in vigore della modifica. Pertanto –avvisano dall’associazione consumatori della Cisl se la comunicazione rispetta tale tempistica il comportamento di Tim è formalmente lecito. L’ azienda sostiene che ci sarà un aumento del costo delle offerte dell’8,6% su base annua e un risparmio fino a 20 euro l’anno per il minor numero di fatture che saranno ricevute dai consumatori.

«Si tratta ancora una volta di una modifica unilaterale di contratti non accettabile- dice Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo: le Autorità Agcom e Autorità Antitrust dovrebbero una volta per tutte intervenire con fermezza contro questa pratica adottata dai vari gestori che alla fine, allineandosi adottano una sorta di “cartello”. È la stessa società che dichiara che le modifiche sono attuate a seguito delle mutate condizioni del mercato e a fronte dell’esigenza di allineamento delle offerte al contesto competitivo e per venire incontro alle richieste dei nostri clienti, anche se a noi non è mai capitato che nessuno ce lo chiedesse. È prevista una riduzione dell’abbonamento al fine di garantire nessuna variazione di spesa, ma spesso le dichiarazioni non corrispondono alla realtà dei fatti. In ogni caso - conclude Busi -sarà praticamente impossibile verificare il mancato aumento, in quanto i conti finali sono legati alle modalità di utilizzo del servizio che varia in funzione delle necessità».

Da Adiconsum arrivano comunque consigli pratici per districarsi nel complicato mondo delle fatturazioni e delle tariffe telefoniche.

1) L’unica arma che il consumatore ha a disposizione è cambiare operatore, ma prima di recedere bisogna valutare le offerte degli altri operatori e confrontarle col nuovo piano offerto; se si recede entro il 31 marzo, non si deve pagare alcuna penale all’operatore.

2) Avendo in corso un piano di rateizzazione di uno o più prodotti o del contributo di attivazione della linea telefonica, col recesso verranno addebitate le rate residue in un’unica soluzione. Si può, in alternativa, richiedere la prosecuzione della rateizzazione, specificandolo nella comunicazione scritta con cui si annuncia il recesso per non accettazione delle variazioni, da inviare entro il 31 marzo 2017 a Tim, all’indirizzo postale indicato sulla fattura e sulla Carta dei Servizi o via fax al numero gratuito 800.000.187 con allegata carta di identità.

La comunicazione dovrà riportare come oggetto:

•nel caso di cessazione della linea: “Recesso per variazione contrattuale con richiesta di prosecuzione rateizzazione”

•nel caso di passaggio ad altro operatore: “Passaggio ad altro operatore per variazione contrattuale con richiesta di prosecuzione rateizzazione”.

3) Si ricorda che in caso di domiciliazione bancaria attiva, a seguito della cessazione del contratto, le rate non verranno più addebitate in automatico sul Conto e dovranno essere saldate attraverso i canali tradizionali di pagamento (bollettini postali, sisal, ecc).

4) Se al piano tariffario è abbinato l’acquisto di uno smartphone, tablet o pc, e si voglia rimanere in possesso del dispositivo, per recedere bisogna pagare l’importo mancante in un’unica soluzione. Se si recede e non si vuole pagare il restante importo, si dovrà rinunciare al dispositivo e alle somme già versate.

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