Ubi: «Corretto il nostro operato»
Moltrasio: piena legittimità dell’assemblea

«Dimostreremo correttezza del nostro operato». Si legge in una nota a commento del fatto che Ubi è indagata per responsabilità amministrativa nell’ambito dell’indagine della Procura di Bergamo che vede coinvolti numerosi esponenti ed ex esponenti della banca.

«Con riferimento alla notizia dell’iscrizione di Ubi Banca nel registro delle persone giuridiche indagate in relazione alla responsabilità amministrativa prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001, la Banca informa di aver appreso, solo in data odierna, della predetta iscrizione». A comunicarlo con una nota ufficiale la stessa Ubi Banca, che aggiunge: «Nel corso della lunga inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo, ha sempre fornito agli inquirenti piena e trasparente collaborazione».

E aggiuge: «La Banca afferma la correttezza del proprio operato e confida che in tutte le sedi giudiziarie potrà essere confermato l’avvenuto rispetto delle norme di legge e delle regole organizzative».

Sulle indagini in atto interviene anche Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca: «Preso atto della comunicazione della Procura di chiusura delle indagini, comunico che nei prossimi giorni verrà effettuata la lettura della documentazione depositata, nella piena convinzione di aver sempre agito in modo tale da non ostacolare le autorità di vigilanza e da non influenzare in maniera illecita l’esito di un’assemblea» ha dichiarato Massiah.

«La contestazione svolta quanto al presunto ostacolo alla vigilanza non fa altro che riformulare il contenuto di un esposto della allora minoranza del Consiglio di Sorveglianza già oggetto di valutazione come mera irregolarità amministrativa da parte di Consob (peraltro contestata anche come tale e quindi oggetto di impugnativa pendente avanti la Corte d’appello di Brescia) - aggiunge Andrea Moltrasio, presidene del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca -. Si tratta comunque di una contestazione che confonde atti fondativi di Ubi Banca da sempre pubblici e pienamente conosciuti, anche nella loro evoluzione, dai mercati e dall’Autorità di vigilanza bancaria, con presunti patti parasociali. Quanto alla contestazione sulla presunta illecita interferenza sulla formazione delle maggioranze assembleari, non ci si può che riportare alla sentenza del Tribunale civile di Brescia che ha riconosciuto la piena legittimità dell’assemblea del 2013 e ai numeri stessi di detta assemblea, assolutamente incontestabili quanto all’esito chiarissimo del voto liberamente espresso dai soci».

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