Vai a cercare le castagne?
Al Sud crolla il raccolto, meglio al Nord

Crolla il raccolto di castagne nel 2016 per la strage che si è verificata in Campania, la prima regione produttrice, dove si prevede un taglio fino al 90 per cento, ma cali sono segnalati in tutto il meridione mentre una leggera ripresa dei raccolti si stima al nord, però con alcune zone critiche a causa della siccità.

Sarà un autunno senza castagne quello appena iniziato. Un vero e proprio crollo del raccolto, avverte Coldiretti, soprattutto in Campania, la prima regione produttrice, dove si prevede un taglio fino al 90%. Ma cali sono segnalati in tutto il meridione mentre una leggera ripresa dei raccolti si stima al nord, però con alcune zone critiche a causa della siccità. Un crollo che si verifica, sottolinea la Coldiretti, dopo la leggera ripresa dello scorso anno rispetto al 2014 che aveva fatto segnare il minimo storico dall’Unità di Italia, per effetto degli attacchi del cinipide, il parassita cinese che fa seccare gli alberi ed ha provocato nei boschi italiani una vera strage. Mentre al Nord la lotta al cinipide sta producendo risultati soddisfacenti, al centro-sud all’andamento climatico non ottimale si è aggiunta la recrudescenza dei danni del cinipide, arrivato in queste aree più recentemente e non ancora debellato.

L’attività di lotta al cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide Torymus sinensis, ha dato risultati positivi nei castagneti delle regioni del Nord, dove il cinipide è presente da anni e più precocemente è partita la lotta, mentre al centro ed al sud il cinipide è comparso successivamente e l’azione di contrasto al parassita è ancora in pieno svolgimento. Il raccolto di castagne Made in Italy, con una qualità comunque ottima, rimarrà quest’anno, stima la Coldiretti, inferiore ai 20 milioni di chili dello scorso anno, ben al di sotto delle medie storiche. Basti dire che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era il triplo rispetto a quella attuale.

Il castagno - rileva Coldiretti - riveste peraltro un ruolo importante in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Con la frenata della produzione nel centro-sud, resta il rischio, rileva sempre l’organizzazione agricola, di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dall’ Albania.

Nel corso del 2015, nonostante la parziale ripresa della produzione nazionale, l’Italia ha importato oltre 32 milioni di chilogrammi di castagne (ne importavamo 6 milioni di chilogrammi nel 2010), spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Serve pertanto, sottolinea Coldiretti, l’introduzione di un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi, e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne. Un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che - precisa la Coldiretti - conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo.

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