Tra voglia d’Europa
e piedi per terra

I tifosi sognano, giustamente. E lo hanno detto e scritto a chiare lettere: torniamo quella squadra che ogni tanto andava in Europa. Altri ci riescono, perché noi no. Sognare l’impossibile è da realisti, diceva quel tale. Quindi, dato che di sport si tratta, e che comunque i sogni non firmano contratti da nababbi, forza Atalanta, che torniamo in Europa.

Lo meriterebbero una piazza perennemente innamorata della sua squadra, una società che non ha fallito un obiettivo, e anche una tifoseria che quando fa come ieri, davvero non conosce rivali. Non è mai scontato, eppure per questa città e questi tifosi l’Atalanta sembra sempre nuova, una compagnia di cui non si può mai fare a meno. Siamo senza Atalanta da meno di due mesi: sembrano due secoli.

Poi certo, ci si deve anche mettere dall’altra parte. Quella di chi compra, chi vende, chi fa i conti, chi deve quadrare un cerchio sempre più complicato essendo ogni giorno coi fari puntati addosso. È ovvio, è logico, è sacrosanto che ci siano i piedi ben piantati per terra.

L’Europa è giusto sognarla e logico cercarla, ma attenzione: la storia insegna che quando l’Atalanta si è messa in testa di arrivarci, poi è rotolata in terra con danni gravi. L’Europa è giusto sognarla, e magari saltare sul treno se passerà. Ma non può essere un chiodo fisso: le ossessioni sono negative, tolgono persino il gusto per traguardo, quando lo raggiungi.

Infine, un pensiero quasi extracalcistico, ma in fondo nemmeno tanto. Sono belli, bellissimi i video che arrivano da Rovetta, con quella piccola tribuna così gremita di tifo per l’Atalanta. Un tifo fatto anche coi tamburi, come una volta, prima che i tanti divieti colpissero anche questi strumenti che danno il ritmo ai cori. Di tamburo non è mai morto nessuno, eppure negli stadi sono vietati, e anche questo (sì, anche questo) contribuisce a dilatare la distanza tra istituzioni (che hanno alcune pecche) e tifoserie (che hanno molte colpe). Nella pallavolo, per esempio, i tamburi sono consentiti, il tifo è infernale e comunque correttissimo. Magari un pensierino lo si potrebbe fare, in vista della prossima stagione. Riammettere i tamburi nelle curve farebbe contenti i tifosi, darebbe più forza al sostegno per le squadre, sottrarrebbe un argomento al vittimismo e in parte responsabilizzerebbe le curve: se lo Stato dà qualcosa, poi magari «tradirlo» diventa più difficile. In fondo costerebbe poco, fare un passo.

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