Ad Alzano le riprese del film
su Fra' Tommaso da Olera

Da martedì 2 ottobre e per due giorni nel complesso di Santa Maria della Pace ad Alzano Lombardo una troupe di Officina della Comunicazione girerà alcune scene che andranno a comporre il docu-film sul prossimo beato bergamasco fra Tommaso da Olera.

Da martedì 2 ottobre e per due giorni nel complesso di Santa Maria della Pace ad Alzano Lombardo una troupe di Officina della Comunicazione girerà alcune scene che andranno a comporre il docu-film sul prossimo beato bergamasco fra Tommaso da Olera.

Alla realizzazione sta collaborando il saggista Marco Roncalli con il regista Omar Pesenti. Alle riprese sarà presente il vicepostulatore Padre Rodolfo Saltarin. Nel docu-film verranno presentati interventi di personalità ecclesiastiche di spicco come mons. Loris Capovilla e mons. Bruno Forte e studiosi del calibro del prof. Marcocchi della Cattolica, del prof De Giorgi studioso del Beato Rosmini, del prof. Sana autore dell'edizione critica degli scritti di fra Tommaso, e della professoressa Bartolomei Romagnoli della Gregoriana.

Nella serata di giovedi' 4 ottobre - San Francesco- nella stessa chiesa ci sarà alle 20.30 una celebrazione eucaristica interparrochiale, presieduta dal vicepostulatore Padre Rodolfo Saltarin, che aprirà i preparativi all'importante evento della beatificazione che cade proprio nell'Anno della Fede.

Nel fine settimana del 13 e 14 ottobre la troupe si sposterà per le riprese ad Olera prima di partire per il Tirolo e Innsbruck.

LA SCHEDA
Santa Maria della Pace Via Martino Zanchi, 2 -Alzano Lombardo

Il complesso di Santa Maria della Pace comprende la chiesa e i due chiostri attigui, un tempo sede di un piccolo monastero di terziari francescani e centro miniatorio bergamasco di rilevanza tra Cinquecento e Settecento. Soppresso l'ordine francescano in epoca napoleonica, il convento fu utilizzato in un primo momento come alloggio per i militari, per poi essere acquistato, nel 1818, dal ricco imprenditore alzanese Martino Zanchi, che lo trasformò in un ospedale destinato ai poveri di Alzano, chiamato Casa degli Incurabili.

Nel 1828, mutò il suo nome in Pia casa di Ricovero e si fuse con la Congregazione della Carità (che aveva avuto origine tra 1300-400); la nuova struttura destinava il proprio aiuto soprattutto a coloro che non erano autosufficienti per l'età avanzata. Oggi la Pia Casa di Riposo Martino Zanchi si è trasferita in una nuova struttura e, dal 22 luglio 2005, il solo edificio di culto è stato donato dall'ente ospedaliero alla Parrocchia San Martino, mentre l'arredo appartiene ancora alla Pia Casa di Riposo Martino Zanchi per diritto testamentario. Costruita tra il 1518 ed il 1580 secondo lo schema architettonico francescano riformato, con presbiterio ampio e rialzato, separato dall'aula da un tramezzo, come prevedeva la Controriforma.

La planimetria, con navata unica, è articolata in campate su cui si aprono cinque cappelle da entrambi i lati, separate dall'aula della chiesa con cancellate. La volta è in muratura, sorretta da archi a tutto sesto, cui corrispondono esternamente dei contrafforti, che fondono lo stile rinascimentale con quello gotico. Le cappelle sono comunicanti l'una con l'altra da aperture interne ed arricchite di dipinti ed altari nel corso di vari secoli.

Oggi, purtroppo, sono particolarmente rovinate a causa dei ripetuti saccheggi e dell'abbandono generale in cui versa la chiesa da diversi anni. Tra le opere più meritevoli ivi presenti dobbiamo citare la tela d'altare della seconda cappella destra, opera di Ponziano Loverini, che rappresenta un'Immacolata Concezione (1929); la Madonna del Buon Consiglio, opera del pittore Moriggia da Caravaggio (fine ‘700), presente sull'altare della terza cappella, e La Veronica, di scuola del Salmeggia, nella quarta cappella. Tra le opere del lato sinistro, meritano attenzione L'educazione di Maria, di Giandomenico Cignaroli, della seconda cappella, e qualche altro dipinto della medesima scuola (seconda metà ‘ 700).

Il presbiterio, probabilmente rimaneggiato nel corso dei secoli, è appena rialzato rispetto al livello della navata e limitato verso l'aula da due grandi colonne centrali rivestite di stucco. Le volte sono decorate con affreschi monocromi, che imitano architetture di stile neogotico, mentre al centro sono rappresentati i Miracoli di Cristo. Particolarmente ampio, tanto da avere la larghezza della navata centrale, le pareti laterali del Presbiterio ospitano due edicole con la Deposizione e la Crocifissione, sacre rappresentazioni in stucco, lavorate a rilievo e dipinte a secco.

L'altare maggiore ha struttura architettonica monumentale, con una bellissima piccola semi-edicola centrale a colonnine tortili, che un tempo incorniciava un crocifisso ligneo (oggi spostato per ragioni di sicurezza nel Museo San Martino), mentre il suo paliotto originale fu sostituito con uno di stile neoclassico, lavorato ad intarsio forse da Giacomo Martino Caniana. L'altare è opera certa di Giovan Battista e Caterina Caniana (firma e data all'interno del tabernacolo G.B.C. 1740), realizzato con essenze di noce e ciliegio su sfondo in radica, in cui l'intarsio raggiunge effetti di grande pittoricità.

È ulteriormente arricchito nel tabernacolo da intarsi in madreperla, con una portella in ottone, lavorato a sbalzo, che rappresenta San Francesco stigmatizzato, sostituita a quella antica in epoca recente. L'abside, con planimetria rettangolare allungata in direzione assiale, è arredata con stalli di legno e da un'edicola, contenente un'Annunciazione in stucco dipinto, di esecuzione seicentesca, posizionata sopra la porta d'ingresso alla sagrestia. La sua collocazione centrale, oltre i due metri di altezza, dimostra che l'antico altare era più basso di quello costruito dai Caniana e consentiva una visione migliore della parete di fondo.

All'esterno, l'antico edificio era abbellito da due chiostri comunicanti, in cui si svolgeva la vita monastica. Purtroppo questi sono stati ampiamente rimaneggiati nel corso dei secoli, soprattutto il secondo, che è entrato a far parte della vicina struttura ospedaliera. Il primo chiostro è invece in buono stato di conservazione, sia sul piano delle architetture che delle decorazioni. Fu parzialmente rimaneggiato nei pilastri angolari nel corso del XIX secolo, ma recentemente sono stati riportati al loro stato originario. In corrispondenza dei quattro punti cardinali sono dipinte, sotto le voltine a crociera, delle meridiane a riflesso (datate 1740 - 1749) che funzionavano con l'ausilio di uno specchio collocato al centro del giardino, in corrispondenza della piccola fontana di pietra.

Doriano Bendotti

© RIPRODUZIONE RISERVATA