Andy Warhol in mostra alla Gamec
E domenica 14 si festeggia la mamma

Le pareti sono rivestite di carta argentata, e per riposarsi dalle fatiche della mostra non ci si accomoda su anonimi divanetti ma su sdraio griffate Damien Hirst. È la retrospettiva dedicata ad Andy Warhol, aperta al pubblico da oggi fino al 30 luglio alla Gamec, con un appuntamento speciale domenica 14 maggio.

«In futuro – diceva Warhol – tutti saranno famosi per 15 minuti». Il 14 maggio - dalle 10 alle 19 -tocca alle mamme, invitate a lasciare sugli intoccabili muri della Gamec l’impronta della loro mano, insieme a quella dei loro figli. Un modo per dare immagine a un legame prezioso, nella cornice di una mostra che sarà un regalo perfetto.

L’appuntamento è alla mostra dell’artista che ha creato la Pop Art: in esposizione ci sono oltre cento opere di Warhol, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane (soprattutto di Milano e Napoli ), che mettono in luce la natura stessa della sua arte: l’essere molteplice e riproducibile, senza che esista un originale da contrapporre alla copia. Non a caso il titolo scelto per l’allestimento è «Andy Warhol. L’opera moltiplicata: Warhol e dopo Warhol» e in mostra ci sono anche opere realizzate dopo la morte dell’artista.

«Mostre su Warhol ce ne sono tante – spiega Giacinto Di Pietrantonio, direttore della Gamec e curatore -, per questo abbiamo cercato di proporre qualcosa di diverso, immaginandoci la mostra come l’avrebbe impostata l’artista stesso, uno dei più grandi del Novecento». Per questo le quattro sale dello spazio espositivo sono foderate di carta argentata, come nella sua Factory, e le pareti sono punteggiate dalle fulminee citazioni di Warhol: «Alcuni dicono che Parigi esteticamente è migliore di New York. Ok, a New York non c’è tempo per l’estetica», oppure: «La fotografia diventa un quadro. Viene trasmessa alla tela e colorata: non esiste un originale, fin dall’inizio ci sono solo multipli».

Alla Gamec ritroviamo tutti quei «multipli» che chiunque associa all’arte di Warhol: le serigrafie multicolor di Marylin Monroe e Mao Tse Tung, le grandi riproduzioni delle scatole di zuppe Campbell’s, in tutti i gusti, i poster con le quattro corolle di fiori. In esposizione anche diversi numeri di «Interview», la rivista creata nel 1969 da Warhol e altri artisti che si occupa principalmente di celebrità, e ben 63 copertine di dischi disegnate da Warhol. Non manca la celebre banana «sbucciabile» di «The Velvet Underground & Nico» o l’altrettanto famosa «Sticky Fingers» dei Rolling Stones. I fan della band troveranno anche la chitarra di Mick Jagger firmata dall’artista e da tutti i membri del gruppo. Tra le cover, anche due album di Loredana Bertè, frequentatrice della Factory di Warhol, dove veniva chiamata «Pasta Queen» per le sue doti culinarie.

Una sala è dedicata alla proiezione di «Empire», celebre lungometraggio costituito da un piano-sequenza di oltre otto ore con inquadratura fissa dell’Empire State Building, ancora oggi oggetto di interesse per migliaia di persone – come conferma il numero di visualizzazioni del video su Youtube.

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