«Bach? È come modellare la creta
Donizetti mi ha aperto il mondo»

Musica come gioco, ma anche l’idea di farne una professione. Greta Brolis, diciott’anni di Curno, all’ultimo anno di Liceo  musicale, racconta la sua scelta del violino.

«Ho iniziato lo strumento in prima media nel mio paese dove c’è l’indirizzo musicale. Poi ho continuato in Conservatorio e al Liceo musicale. Quest’anno, per l’esame di maturità, ho lasciato il Conservatorio Donizetti». E racconta: «Bach è come modellare la creta: Donizetti mi ha aperto il mondo».

Come è nata la passione per la musica?

«Per caso, ho sempre ascoltato tanta musica, fin da piccola. Ascoltavo e cantavo per lo più canti popolari. Mio nonno suonava la chitarra e mi cantava sempre la “Canzone del sole” di Battisti. Ho iniziato a suonare il sax e una piccola tastiera che mi aveva regalato mia mamma  nei primi anni delle elementari. Non erano strumenti veri, erano giocattoli, ma mi affascinavano, ero molto incuriosita».

E la scelta del violino?

«All’inizio, quando è maturata l’idea di suonare uno strumento, pensavo al clarinetto o il flauto, l’ultima opzione era proprio il violino: mi sembrava troppo difficile e lo volevano fare tutti. Quando sono venuti i docenti delle scuole medie a mostrare gli strumenti la situazione è cambiata. Il maestro di violino Alessandro Cavalleri mi ha fatto innamorare di questo strumento. Appena l’ho sentito è stato amore a prima vista: aveva suonato la “Follia” di Vivaldi».

Cosa farà dopo il liceo?

«Penso di proseguire con l’Afam, al Conservatorio: penso a un futuro nella musica. Il massimo sarebbe suonare in orchestra, ma anche insegnare mi farebbe piacere».

Perchè proprio l’orchestra?

«Ho suonato in un’orchestra sinfonica al liceo e in Conservatorio nella Kinder orchestra: quando suono con gli altri mi sento più libera. Non sento la tensione che ho quando suono da solista, essere in un gruppo che fa insieme la stessa cosa è ancora più bello».

Che cos’è per lei la musica?

«È una medicina: io suono quando voglio star sola con me stessa. Vuol dire esprimere quello che sento dentro: la musica è un modo, una dimensione personale.  Suonare vuol dire comunicare con gli altri».

Gli autori che ama particolarmente?

«Amo le “Partite” di Bach per violino solo. Quando le suono mi trasferisco in un altro mondo. Sento di esprimere me stessa».

Quella di Bach è una musica abbastanza astratta, non facile…

«Sì, è vero, ma è talmente astratta che ognuno può interpretarla a modo suo. Per me è uno spazio in cui posso esprimere le mie emozioni come in nessun altro modo. È come il pongo con cui giocavo da bambina: posso costruire ogni volta tutto quello che mi passa per la mente e il cuore».

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