Madonne da vestire, tra arte e moda
Una mostra al Museo Bernareggi - Foto

Al Museo Bernareggi rivive la tradizione con l’allestimento «Un donna vestita di sole», fino all’11 giugno. «In scena una donna contemporenea», protagoniste le opere di Mariella Bettineschi e gli abiti di Cristina Gamberoni.

Il Museo Bernareggi vive il mese mariano riproponendo per il secondo anno consecutivo un esperimento antropologico affascinante che in questa edizione si manifesta attraverso l’arte architettonica e sognante di Mariella Bettineschi e la moda ragionata e delicata di Cristina Gamberoni, attraverso il suo brand Nei Miei Panni. Sono loro le protagoniste de «Una donna vestita di sole», titolo della mostra che apre oggi in via Pignolo 76, a Bergamo (inaugurazione alle 18) e che permetterà di reinterpretare la tradizione delle Madonne da vestire.

Si tratta di una pratica antica e affascinante che don Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione Bernareggi, ha saputo riportare in museo, in chiave contemporanea, scovando sul territorio artisti che hanno dato la loro interpretazione alle madonne lignee custodite al Bernareggi, dialogando con il contesto storico e artistico e facendo «vivere» queste donne-statue, bellissime e intense: «È un po’ come restituire alla vita “oggetti” che hanno una storia, facendoli diventare anche più comprensibili al pubblico che visita e scopre il museo - spiega Zanchi -. Sono statue nate per essere vestite: un tempo indossavano abiti lussuosi e solenni, quando la dignità estetica dell’abito dialogava con l’oggetto della devozione».Un rito legato alle devozioni popolari, che attraversa i secoli dal Medioevo allo splendore dell’età barocca, preservandosi con alterne fortune fino ai nostri giorni e che interessa soprattutto l’Italia, la Francia, la penisola Iberica e, oltreoceano, l’area latino americana. «Ora raccontiamo la pratica in chiave contemporanea attraverso l’arte e la moda bergamasca: le creazioni di Cristina Gamberoni dialogano, con stupefacente efficacia con le opere che Mariella Bettineschi dedica ormai da molto tempo al tema dell’abito: gli abiti come architetture primarie erette a custodia dei corpi. Un incontro pieno di sintonie».

Sono dieci le opere di Mariella Bettineschi, artista di fama internazionale, ora in mostra al Bernareggi: «Vanno dal 1980 al 2000. In particolare i “vestiti” del 1996, dal titolo “La vestizione dell’angelo”, sono opere sull’invisibile - spiega l’artista -. Dell’angelo noi possiamo vedere solo gli abiti, quello che il nostro occhio può percepire. Quello che sta oltre lo possiamo solo immaginare». Abiti monocromi dal gusto architettonico: «Virtuali, fuori scala, realizzati con materiali differenti: c’è l’acciaio, ci sono tessere di mosaico, ma anche carta e velluto». Impronte di angeli, in una leggerezza metaforica propria dell’artista: «In particolare ci sono anche due opere nate nel 2000 proprio fotografando queste Madonne lignee: una l’ho stampata su tulle, l’altra è un’immagine retroilluminata».

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