Patti Smith a Sotto il Monte
L’icona rock a casa del Santo

Una nenia si perde fra le spoglie stanze di un cascinale ottocentesco. Un canto appena sussurrato, dolce e straziante. Un sottofondo che accompagna passo dopo passo ed esce dalla bocca di un’esile donna, avvolta in un paltò, con una berretta di lana in testa.

Eppure, per tutti lei è la voce selvaggia e graffiante, la rivoluzionaria punk, l’ugola rabbiosa e febbrile del rock alternativo. Eppure lei, Patti Smith, un piovoso pomeriggio di domenica, ha deciso che la vigilia del concerto di stasera a Bergamo, avrebbe dovuto trascorrerla alla casa di un Papa, ora Santo. Patti Smith è arrivata a Sotto il Monte, accompagnata da Walter Alborghetti promoter dell’evento al Creberg Teatro, e dopo aver messo piede alla dimora natale di Papa Giovanni si è guardata attorno incuriosita, intonando da subito quel canto insolito.

«Sono le parole di Coventri Carol - dice -, continuano a ronzarmi nella testa». È un canto natalizio, racconta di Maria che vorrebbe proteggere Gesù dai mali del mondo, ma è anche il lamento delle madri i cui bambini sono stati uccisi dai poteri forti. Già i bambini, Patti si commuove quando si parla dell’infanzia. Sa che Papa Giovanni è un po’ il santo dei bambini. Forse pensa ai suoi figli Jessica e Jackson che saranno con lei sul palco stasera. Forse pensa anche papà Fred, suo marito, che non c’è più («L’amore per Dio lo sento nel cuore. L’amore per Fred, il mio uomo, lo sento dappertutto»).

Si sofferma davanti alle vetrate del Pime dove ci sono le foto del pontefice accanto ai lettini dei piccoli all’ospedale. L’icona rock, la poetessa bohemienne, ha gli occhi lucidi. Avverti il suo carisma quando parla a bassa voce, dosando le parole. Essenziale nel pensiero come nel look. «Stamattina (ieri, ndr) ho passeggiato a Bergamo Alta, l’ho trovata bellissima - dice -; sono entrata in una chiesa e mi sono fermata ad ascoltare le voci di un coro».

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