Call of Duty: Infinite Warfare
vita da astronauta

Se da un lato il multiplayer di Call of Duty: Infinite Warfare è ricchissimo e solido ma privo di sostanziali novità rispetto ai vecchi capitoli dello sviluppatore Infinity Ward, la campagna – seppur dimenticabile a livello narrativo – offre una soluzione aperta mai vista prima nella serie e una validissima ambientazione futuristica. Degna di nota la modalità Zombi, colorata e divertente. Basterà per battere l’agguerita concorrenza di Titanfall 2 e Battlefield 1?

Piattaforma: Xbox One, PlayStation 4 e PC

Genere: sparatutto in prima persona

Sviluppatore: Infinity Ward

Produttore/Distributore: Activision

PEGI: 18

Call of Duty è come Babbo Natale: ogni anno ritorna ed è sempre una festa, o quasi. Sicuramente lo è per il produttore Activision, che con questa serie ci ha fatto una bella fortuna nonostante la recente flessione nelle vendite. Da ormai più una decade il popolarissimo shooter americano sbarca sugli scaffali dei negozi a cadenza annuale, puntuale come un orologio svizzero (o come i regali di Babbo Natale). L’impellenza di «uscire» ogni anno ha però inevitabilmente minato la qualità generale della serie, con diverse annate poco ispirate ed edizioni «fotocopia». Fortunatamente non sembra essere il caso del nuovo Call of Duty: Infinite Warfare. Andiamo a scoprire il perché.

Già dall’ambientazione si nota una forte rottura con il passato. Infinite Warfare abbandona i tipici scenari bellici urbani del passato o contemporanei per abbracciare lo spazio in un futuro non meglio precisato. Il nuovo CoD vede infatti una deriva fantascientifica, con tanto di astronavi, pianeti del sistema solare da esplorare con salti nell’iperspazio, robot senzienti e tutto ciò che concerne il mondo sci-fi. Nella messinscena futuristica di Activision e Infinity Ward l’uomo – per ragioni di sovrappopolamento – si è spostato oltre i confini terrestri andando a colonizzare altri pianeti del sistema solare. Una colonizzazione che ha creato però dei mostri, come l’ammiraglio Kotch, capo della SDF, una milizia separatista il cui unico scopo è quello di sottomettere i terrestri. Il giocatore veste i panni di Nick Reyes, capitano dell’astronave Retribution, uno degli ultimi baluardi navali della Terra, a cui spetterà l’ingrato compito di porre fine al terrorismo della SDF.

Call of Duty: Infinite Warfare è uno sci-fi, ma non uno di quelli più spinti o puri come il Mass Effect di BioWare o, per restare in tema FPS, il recentissimo Titanfall 2. Diciamo che è tanta scienza e poco fantasia. I ragazzi di Infinity Ward hanno voluto andarci piano, probabilmente per la paura di snaturare troppo un prodotto che ormai – nel bene o nel male – è standardizzato e punto di riferimento di un genere, nonché di un tipo di videogiocatore che Activision non ha alcuna intenzione di perdere. Nel complesso, comunque, il contesto narrativo imbastito dagli sviluppatori è ben tratteggiato, reso ancora più vibrante e colorato da una campagna ricca di esplosioni spettacolari, bellissimi scorci spaziali, palazzoni che crollano a profusione, sparatorie frenetiche e il solito e piacevole ritmo a cui la serie ci ha abituati. Tutto qua? Quindi è il solito Call of Duty? No, assolutamente no.

Se da un lato la campagna soffre, come da tradizione (a parte rare eccezioni), di una certa piattezza narrativa e presenta personaggi dimenticabili (nonostante voce e volto di attori veri, tra cui Kit Harington, il popolarissimo Jon Snow de Il Trono di Spade), non siamo di fronte alla solita accozzaglia di eventi guidati e lineari. Il giocatore può infatti decidere se affrontare o meno delle missioni secondarie oppure procedere con la main quest, direttamente dalla plancia di comando della Retribution che è l’hub di gioco. È anche possibile personalizzare il proprio arsenale prima di scendere in campo, con nuove armi che ovviamente si sbloccano completando le missioni. Non possiamo certo dire di aver fra le mani uno sparatutto open world che offre un grado di libertà significativo, ma questa struttura più elastica nella progressione dell’avventura è un bel passo in avanti rispetto al passato.

A tutto ciò si aggiunge la novità più importante e che avvalora la nuova ambientazione spaziale: le battaglie spaziali. Fra una missione l’altra il giocatore è chiamato ad affrontare orde di caccia stellari nemici a bordo di una piccola navicella d’assalto chiamata «Jackal». I controlli sono ovviamente arcade e molto semplicistici, ma la sensazione percepita durante le schermaglie a spazio aperto ci ha piacevolmente convinto, sia da un punto di vista dell’atmosfera che del divertimento nudo e crudo. Altra chicca sono le sparatorie in spazio aperto a gravità zero, con la possibilità di saltellare fra un detrito e l’altro, agganciare nemici con un apposito gancio e fluttuare nell’aria per evitare i proiettili volanti. Una bella variante al solito spara-spara. La deriva sci-fi ha portato in dote diverse novità anche all’armamentario, ad esempio, granate anti-gravità o elettriche, piccoli droni autoguidati o ragnetti meccanici che si fanno esplodere una volta agganciato il nemico. A tutto ciò si aggiunge un set di bocche da fuoco davvero enorme e variegato al punto giusto. E non è finita qua: il giocatore dispone anche di uno speciale propulsore che gli permette di effettuare salti prolungati, super scivolate e correre sui muri. Sì, proprio come il pilota di Titanfall 2, ma a differenza dell’ultimo titolo EA in Infinite Warfare questa caratteristica è meno sfruttata e la resa in battaglia è meno funzionale e più legnosa.

A quella che tutto sommato è una piacevole campagna singolo giocatore – pur senza grandi colpi di scena (che scorre liscia in circa 6-7 ore) – si aggiunge, come da copione, una componente multiplayer generosa ma che non spicca in quanto ad originalità. Le modalità di gioco sono infatti quelle più tradizionali, come deathmatch a squadre, tutti contro tutti o dominio. Fa eccezione «Difensore», nella quale si deve catturare e proteggere un drone e caricare i suoi dati per ottenere punti. Ma nulla di trascendentale. Fortunatamente a metterci un po’ di sale al multiplayer ci pensa la modalità «Zombi», una serie di ondate zombie da affrontare in cooperativa fino a 4 giocatori accompagnata da una narrativa stile anni ’80 che ricorda il cartone animato Scooby-Doo. Davvero una bella sorpresa.

Se da un lato il multiplayer di Call of Duty: Infinite Warfare è ricchissimo e solido ma privo di sostanziali novità rispetto ai vecchi capitoli dello sviluppatore Infinity Ward, la campagna – seppur dimenticabile a livello narrativo – offre una soluzione aperta mai vista prima nella serie e una validissima ambientazione futuristica. Degna di nota la modalità Zombi, colorata e divertente quanto basta per passare qualche ora di sano e spensierato divertimento in più. Il nuovo CoD dovrà però scontrarsi con due altri FPS tripla A, Battlefield 1 e Titanfall 2, che hanno sicuramente di più da offrire in termini di freschezza e originalità, e potrebbero quindi «soffiare» un po’ di giocatori allo sparatutto di Activision. Ai posteri l’ardua sentenza.

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