For Honor, onore
agli antichi guerrieri

Grazie al suo particolare gameplay un po’ action, un po’ «moba» e un po’ picchiaduro For Honor è riuscito a convincerci, ma i server in peer-to-peer ci hanno dato parecchi problemi.

Vichinghi, samurai e cavalieri. Tre tipologie di antichi guerrieri che non dovrebbero avere nulla a che fare fra loro e che, in effetti, durante la storia non si sono mai incontrati, probabilmente nemmeno per sbaglio. Invece in For Honor, il nuovo action firmato Ubisoft per PS4, Xbox One e PC, queste tre unità di combattenti incroceranno le loro lame all’interno di un contesto medievale fittizio ma affascinante. Andiamolo a scoprire insieme.

For Honor è un titolo certamente sui generis, difficile da catalogare poiché miscela diverse caratteristiche offrendo al contempo un’esperienza unica. Un po’ action, un po’ piacchiaduro e con alcune dinamiche e modalità tipiche degli sparatutto multiplayer e dei moba. Ma For Honor ha soprattutto una sua spiccata identità, resa tale da un sistema di combattimento davvero molto interessante ed unico. Per comodità potremmo definirlo un action-piacchiaduro, ma in realtà siamo di fronte ad un prodotto che fa davvero genere a sé.

Il nuovo pargolo targato Ubisoft propone una campagna affrontabile sia da soli (ma ricordiamo che il gioco funziona solo con connessione ad internet permanente) che in cooperativa con un amico. Purtroppo questo story mode si rivela essere una sorta di grosso tutorial per aiutare il giocatore ad acquisire familiarità con il sistema di controllo, e poco più. Il contesto storico fittizio non riesce ad offrire spunti molto interessanti e il tutto rimane in superficie, come gli eroi che si vanno ad impersonare: semplici pupazzi stereotipati e senz’anima. Unico personaggio a cantare fuori dal coro è Apollyon, una donna cavaliere nonché personificazione della guerra che si diverte a mettere zizzania fra vichinghi, cavalieri e samurai, mettendoli uno contro l’altro e scatenando quindi le diverse battaglie che fanno da sfondo all’avventura. La campagna è composta da tre capitoli – uno per fazione (samurai, vichinghi e cavalieri) – e nonostante la piattezza narrativa offre un buon ritmo di gameplay e situazioni tendenzialmente differenti: conquista di punti strategici, battaglie di massa, assalto a fortezze di ogni tipo, duelli all’ultimo sangue, protezione di arieti, liberazione di prigionieri e tanto altro ancora.

Eliminando i nemici e completando missioni si guadagno punti esperienza utili a salire di livello e sbloccare nuove abilità. Il livello del giocatore nella campagna non è in alcun modo legato ai progressi in multiplayer, per questo motivo molti (soprattutto chi ha già giocato alle beta di questi mesi e quindi conosce già bene il gioco) potrebbero saltare la campagna a piè pari per fiondarsi direttamente sul multiplayer online, cuore pulsante di For Honor. Discorso diverso per i crediti (l’acciaio): questi vengono accumulati distruggendo i barili o completando le missioni della campagna e possono essere poi utilizzati (solo) nel multiplayer per acquistare e/o potenziare armi ed armatura degli eroi.

For Honor è stato però pensato soprattutto per il gaming multiplayer. In questa modalità il giocatore può scegliere fra quattro eroi per fazione: l’Avanguardia, il personaggio più bilanciato e quindi il più semplice da utilizzare; il Pesante, con una difesa più alta e in grado di infliggere più danno; l’Assassino, il più veloce e abile nel contrattacco ma con difesa e attacco non eccezionali e, infine, l’Ibrido, una sorta di mix fra le tre classi di cui sopra. Prendendo parte ai match in multipayer il personaggio utilizzato salirà di livello sbloccando nuove tecniche ed elementi per personalizzare il suo aspetto. Inoltre attivando dei contratti, che sono in pratica degli obiettivi da raggiungere (come completare una determinata modalità o svolgere x azioni in battaglia) si ottengono punti esperienza e acciaio extra. A fare da contraltare ad un sistema di controllo tanto particolare quanto unico (su cui ci soffermeremo più avanti) ci sono cinque modalità piuttosto tradizionali. Ai più basici duelli 1vs1 e 2vs2, che rappresentano la vera essenza del gioco, si affiancano due varianti del Team Deathmatch e Dominio in 4vs4. Modalità queste ultime le cui dinamiche ricordano da vicino gli sparatutto in prima o terza persona, a cui For Honor deve indubbiamente molto a livello concettuale. Altra contaminazione proviene dai videogiochi di tipo moba (Multiplayer Online Battle Arena): infatti nelle partite 4 contro 4 si nota la presenza dei «minion», soldati guidati dall’intelligenza artificiale che lottano al fianco del team e creano l’effetto «battaglia su larga scala» tanto caro agli sviluppatori.

Le partite in multiplayer sono legate ad una mappa tattica dove le tre fazioni si contendono i territori a suon di scontri. Conquistando settori e vincendo le partite si ottengono dei punti. Ad ogni stagione, dalla durata di qualche settimana, verranno premiati con delle ricompense i membri della fazione che ha ottenuto il punteggio più alto nell’ultimo ciclo. Un aspetto social interessante ma un po’ confusionario, che evidentemente non riesce a donare un reale valore aggiunto all’esperienza di gioco, soprattutto per chi è interessato solo a partite “mordi e fuggi”. La più grande criticità del multiplayer è indubbiamente da ricercare nella scelta da parte di Ubisoft di non utilizzare dei server dedicati ma di sfruttare la tecnologia peer-to-peer per mettere in comunicazione i giocatori. Ciò significa che è lo stesso giocatore a creare la sessione e fungere da host, e quindi la qualità della partita dipende dalla sua connessione. Molto rischioso. E infatti questo sistema che ci ha dato diversi problemi durante la nostra prova, con match interrotti dopo pochi minuti o addirittura l’impossibilità di giocare per diverso tempo causa un matchmaking ballerino.

Ma ancora non abbiamo parlato dell’aspetto principe di For Honor e che lo rende quello che è: il combat system. L’esperienza di gioco ruota attorno ai combattimenti all’arma bianca ravvicinati (spada, katana e ascia principalmente), declinati da un sistema a prima vista un po’ lento e macchinoso ma che dopo qualche ora di gioco catturerà letteralmente il giocatore regalando non poche soddisfazioni. Ma come funziona nel dettaglio? Il giocatore può sferrare un attacco veloce o uno potente verso tre direzioni differenti (in alto, a destra e a sinistra), mentre in fase difensiva può parare sempre nelle stesse tre direzioni. Il tutto viene graficamente veicolato da una sorta di scudo con tre frecce che si colorano di rosso quando si decide verso che direzione colpire. Fondamentali quindi velocità, tempismo ma soprattutto freddezza. A questi elementi base si affiancano moltissime sfumature che rendono il sistema di combattimento di For honor al pari di quello di un vero e proprio piacchiaduro: schivate, spezza guardia, spinte, abilità e, ovviamente, le mosse speciali. La disponibilità di un roster di nove personaggi, tutti molto differenti fra loro, conferisce inoltre una grande varietà e versatilità agli scontri e agli stili. Varietà presente anche negli scenari, capaci di offrire scorci medievali di indiscusso fascino e che vanno dagli imponenti castelli dei cavalieri ai sontuosi e misteriosi tempi dei samurai passando per le invalicabili roccaforti vichinghe.

Anche se l’idea di mettere in competizione samurai, vichinghi e cavalieri è stata azzeccata, è soprattutto grazie al suo particolare gameplay un po’ action, un po’ moba un po’ picchiaduro che For Honor riesce ad attrarre i videogiocatori stanchi di proposte trite e ritrite. Se Ubisoft saprà sostenere con forza e coraggio questo titolo aggiungendo con continuità nuovi contenuti e ottimizzando la funzionalità dei server in peer-to-peer, allora For Honor avrà davanti a sé un glorioso futuro. In caso contrario non crediamo che il solo combat system – seppur molto fresco e profondo – possa garantire la presenza dei giocatori online per troppo tempo.

Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One e PC
Genere: Action-Picchiaduro
Sviluppatore: Ubisoft Montreal
Produttore/Distributore: Ubisoft
PEGI: 18

© RIPRODUZIONE RISERVATA