ReCore
cuore di nucleo

La nuova esclusiva Microsoft ReCore ci ha incantati con la sua narrazione fresca ed originale e un gameplay immediato e divertente. È il primo gioco del programma Xbox Play Anywhere, grazie al quale è possibile giocar su Xbox One e PC con un’unica copia digitale.

Piattaforma: Xbox One e PC
Genere: Action-adventure, platform
Sviluppatore: Comcept e Armature Studio
Produttore/Distributore: Microsoft
PEGI: 12

Xbox One e Windows 10 diventano una piattaforma di gaming unica e indivisibile con il nuovo programma Xbox Play Anywhere che debutta ufficialmente con ReCore. Il nuovo action adventure sviluppato da Comcept e Armature Studios non è semplicemente la nuova esclusiva Microsoft, ma è il titolo con cui il colosso di Redmond lancia ufficialmente la possibilità di giocare ad un titolo Microsoft – solo se acquistato in versione digitale – sia su Xbox One che su PC Windows 10 con un unico codice. Una soluzione che identifica in maniera ancora più forte e definitiva l’ecosistema Microsoft in ambito gaming, unificando Xbox e Windows sotto la stessa egida.

Ma ora parliamo del gioco. ReCore è stato caricato di aspettative sin dal suo annuncio all’E3 2015, visto che dietro al suo sviluppo si nasconde un certo Keiji Inafune, padre del famoso robottino blu Mega Men nonché produttore di altre importanti opere videoludiche come Lost Planet e Dead Rising, e ora a capo di Comcept, team che ha lavorato a ReCore insieme ad Armature Studios. Comcept si è occupata di narrativa e design mentre Armature Studio ha lavorato alla parte tecnica. ReCore è quindi un figlio d’arte, ma questo sarà bastato per farne di lui un ottimo titolo? Uno degli aspetti senza dubbio più interessanti sono contesto narrativo e ambientazione, a cui hanno lavorato proprio Inafune e il suo team. Andiamo a scoprire il perché.

ReCore è ambientato in un futuro apocalittico dove la Terra è diventata inabitabile a causa di un’epidemia chiamata Demone di Sabbia. Per questo motivo, gli umani decidono di colonizzare un altro pianeta: Far Eden. Il trasferimento dei terrestri sulla nuova terra non può però essere immediato, poiché il pianeta va prima reso abitabile tramite un lungo processo di terraformazione. Tale processo ha una durata di 200 anni, per cui gli umani decidono di delegare la terraformazione alle macchine. Quindi, mentre i coloni avrebbero dormito comodamente all’interno di lettini criogenici robot costruiti ad hoc avrebbero lavorato alacremente al loro posto per trasformare Far Eden nella tanto anelata “terra promessa”. Nei due secoli di attesa, tuttavia, qualcosa va storto e le macchine – come da tradizione letteraria – si ribellano. Ad accorgersene sarà la protagonista del gioco, Joule Adams, che svegliatasi dall’ibernazione su Far Eden si accorgerà di come le cose non siano andate esattamente secondo i piani. Il futuro dell’umanità, o di ciò che ne resta, è ora nelle sue mani.

La narrativa di ReCore è riuscita ad affascinarci sin dai primi minuti di gioco, non tanto per linee di dialogo profonde o personaggi particolarmente caratterizzati (il che tra l’altro sarebbe impossibile: Joule è praticamente l’unico personaggio presente, o quasi, ed è piuttosto anonimo), ma per l’atmosfera ricreata. Far Eden rappresenta con grande efficacia una terra tanto promessa quanto maledetta, ultimo baluardo di un’umanità prossima all’estinzione che si affida ciecamente e ingenuamente alle macchine per la propria sopravvivenza. La desertica e solitaria Far Eden, con i suoi grandi massi, le distese di sabbia e alcuni sprazzi di civiltà terrestre, dà come l’impressione di essere il capitolo finale della storia umana, umanità il cui destino grava interamente sulle spalle della sola Joule. A fare da contraltare a questo triste scenario ci pensato i coloratissimi nucleobot, inseparabili compagni di viaggio della protagonista.

Al primo fedele Mack – versione meccanica di un cane – si affiancano poi altri due robot: Seth, dalle sembianze di un ragno e Duncan, che ricorda un gorilla. Ognuno di loro è dotato di abilità uniche, utilissime nei combattimenti quanto fondamentali per superare puzzle ambientali e fasi platform: Mack è in grado di fiutare e disotterrare alcuni elementi presenti in un’area definita, Duncan può sfruttare la sua forza bruta per liberare passaggi, mentre Seth trasporta il giocatore su alcuni binari. È possibile scegliere solo una coppia di nucleobot da portarsi appresso, ed inoltre solo uno può stare al fianco del giocatore sul campo di battaglia. Ovviamente i robot saranno anche i nemici che abitano le lande desolate di Far Eden e da abbattere a colpi di fucile. ReCore ha infatti una componente sparatutto in terza persona interamente imperniata sul fucile, unica arma di cui è dotata Joule e che permette di sparare proiettili di tre colori differenti: rosso, giallo e blu, gli stessi dei nuclei che danno vita ai robot. I nucleobot subiranno maggior danno se colpiti dai proiettili del loro stesso colore, quindi, durante gli scontri, il giocatore deve passare velocemente da un colore all’altro in base al tipo di nucleobot che gli si para di fronte. Ovviamente, proprio come i proiettili del fucile, anche Mack, Duncan e Seth sono dotati rispettivamente di un nucleo blu, rosso e giallo e quindi vanno scambiati con velocità durante le schermaglie per avere il potenziale offensivo al meglio. Dunque, gli scontri di ReCore, seppur minati da una certa ripetitività di fondo, offrono un ritmo davvero intenso e anche una piccolissima componente strategica.

I nucleobot – come suggerisce il nome stesso – sono macchine senzienti che prendono vita grazie a nuclei, che come già detto sono di colori differenti. Questi possono inoltre essere estratti dai corpi dei robot tramite un dispositivo lancia-rampino installato sotto il braccio di Joule. Una volta raccolti, i “core” servono per potenziare le statistiche dei tre compagni robot: rosso per attacco, giallo per difesa e blu per energia. Il sistema di crescita dei nucleobot non è particolarmente profondo, ma ogni compagno di latta può essere personalizzato e potenziato anche attraverso un upgrade dei loro componenti. Niente di estremamente vario o sfaccettato come potrebbe essere in un GDR, ma tutto sommato migliorare i simpatici robottini è uno degli elementi più divertenti e stimolanti dell’esperienza, proprio per la semplicità e l’immediatezza con cui è possibile farlo. Ovviamente per essere montate sull’amico ferroso le nuove parti richiedono degli schemi, che si ottengono all’interno di scrigni oppure completando alcune sfide, e i materiali, che si trovano all’interno di piccoli cubi sparsi per la mappa – nei punti più alti e difficili da raggiungere – o lasciati cadere dai bot nemici quando vengono eliminati (ma non se vengono uccisi estraendo il nucleo). Nessun sistema di crescita invece per la protagonista, il cui fucile salirà di livello in maniera automatica senza però alcuna possibilità di customizzazione.

Nei panni della giovane Joule, il giocatore può esplorare il mondo semi-aperto di Far Eden, ma non in maniera del tutto libera. E qui entra in gioco un altro tipo di nucleo, uno un po’ speciale. Si tratta del nucleo prismatico, che rappresenta la chiave di volta per il proseguimento dell’avventura (in maniera simile alle stelle di Super Mario): ogni area, sia principale che secondaria, richiede infatti un numero minimo di questi nuclei per accedervi. Ciò significa che il giocatore non può affrontare l’avventura svolgendo semplicemente la campagna, ma è chiamato ad esplorare in lungo e in largo tutto il mondo di gioco (che comunque non è molto vasto per l’attuale generazione) in cerca delle preziose sferette. Queste si possono trovare in svariati modi: all’interno di speciali scrigni nascosti nei meandri di Far Eden, sconfiggendo nucleobot giganteschi e particolarmente coriacei, oppure completando alcuni dungeon. Ovviamente non tutti i nuclei prismatici vanno scovati, ma ne serviranno una buona parte per raggiungere i titoli di coda dell’avventura.

Insomma, questo ReCore ha davvero molta carne al fuoco e la dinamiche di gioco legate ai nuclei è davvero una bella ventata di aria fresca. A ciò si aggiunge un platforming dinamico ed estremamente preciso, nonché spettacolare nelle sezioni in cui è necessario utilizzare Seth e quindi si corre come dei pazzi su binari fluttuanti. Saltare da una piattaforma all’altra servirà sia a recuperare i materiali che a risolvere i puzzle ambientali all’interno di grotte o all’aperto. In realtà più che di veri e propri puzzle si tratta di sezioni platform in cui è necessario un certo tempismo. Ma non è tutto oro quello che luccica.

ReCore svela tutte le sue carte poco alla volta, e lo fa con un processo evolutivo equilibrato e bilanciato, ma proprio nel momenti in cui raggiunge il suo culmine ludico si giunge ai titoli di coda. ReCore si interrompe proprio sul più bello. L’esplorazione semi-libera tra l’altro non è cosi ricca di elementi secondari da giustificare tale scelta. Scelta che ci ha lasciati davvero con l’amaro in bocca, anche perché il gioco aveva davvero ancora molto da dare. Altre criticità sono da ricercare nel sistema di combattimento che seppur molto colorato, veloce ed immediato rivela ben presto la sua ripetitività. Vista la buona varietà di bot nemici avrebbe aiutato l’introduzione di qualche arma in più oltre al solo fucile, ma anche abilità speciali per la protagonista o possibilità offensive alternative al solo sparare all’impazzata.

In definitiva, ReCore non è l’esclusiva in grado di spostare gli equilibri nell’eterna lotta fra Microsoft e Sony, ma grazie ad una narrazione fresca ed originale ed un gameplay immediato e divertente e riuscito a conquistarci. Peccato per la brevità della campagna e la monotonia del combat system, ma siamo sicuri che con qualche corposo DLC ReCore possa diventare un prodotto ancora più valido.

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