«Gianna mi manca: non l’ho uccisa io
E ora torno a vivere nella nostra casa»

Un anno fa, venti minuti dopo la mezzanotte del 26 agosto, nella sua casa di Seriate veniva uccisa Gianna Del Gaudio, ex insegnante di 63 anni, sgozzata di spalle mentre lavava i piatti.

Dal giorno dopo il delitto, unico indagato per l’omicidio, ma come «atto dovuto», è il marito Antonio Tizzani, sempre rimasto a piede libero. Lui, ex ferroviere di 68 anni, si è sempre detto innocente, accusando un fantomatico incappucciato, però mai rintracciato. Ora il pm Laura Cocucci ha chiesto la proroga alle indagini. Tizzani ora si trova ad Avellino, suo paese d’origine, per seguire il papà ricoverato in ospedale. Intervistato da «L’Eco», dice: «Come possono mandarmi in carcere se non c’è nessuna prova contro di me? Quando emergono delle ipotesi, vanno a controllare e non trovano niente. Anche dalle analisi di Portera (il genetista Giorgio Portera, consulente incaricato dalla difesa di Tizzani, che ha svolto degli accertamenti scientifici nella villetta del delitto, ndr) non è emerso nulla contro di me».

Quindi cos’è successo quella sera? «Dal mio punto di vista so che non ho fatto nulla. Come ho detto, io e Gianna siamo cresciuti assieme e siamo arrivati all’età della pensione, ma nemmeno un anno di pensione assieme ci hanno fatto fare. Forse qualcuno ha pensato: gliela togliamo di mezzo, così quello, che sarei io, si deve arrangiare. Un invidioso di me, insomma. Non so darmi altre spiegazioni».

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