Omicidio di Albano, il povero 23enne
ucciso per lanciare un messaggio

Se il movente è da ricercare nei soldi, le indagini non possono che orientarsi verso il reticolo di società e attività commerciali della famiglia Hu.

Zhijun Hu, 23 anni di Albano, è stato ucciso nella notte tra giovedì e venerdì scorso nel più tipico stile mafioso: rapito dalla sala slot in cui stava lavorando, incaprettato, imbavagliato e freddato con due colpi di pistola alla schiena sparati da distanza ravvicinata. I killer hanno usato armi di grosso calibro, 9 o 45, ma i bossoli non sono stati ritrovati. Il cadavere, abbandonato nei boschi di via Valle d’Albano, è stato trovato venerdì alle 11 da una coppia che passeggiava lungo il sentiero.

Ma Hu, sono sempre più convinti gli investigatori, è stato assassinato in quel modo per lanciare un messaggio a qualcun altro, forse un membro della sua famiglia. La mafia cinese, in sostanza, si è vendicata su un ragazzo innocente come puro atto dimostrativo: «Ecco cosa succede a chi sgarra».

Hu, d’altra parte, non era nemmeno il titolare della sala slot «Las Vegas», rilevata da un cugino e una socia nel giugno 2013. Era stato mandato ad Albano per gestirla e conduceva una vita tutta casa e lavoro. Turni massacranti, dalle 10 a mezzanotte, 7 giorni su 7. Addirittura mangiava sul bancone cucinando su un fornelletto a gas.

In attesa dell’autopsia, in programma martedì 26 aprile all’ospedale Papa Giovanni XXIII, procedono le analisi tecniche: i telefonini, in particolare, e le celle telefoniche che hanno agganciato le celle di Albano intorno alla sala slot. Hu è stato visto alle 22 mentre stava pulendo il locale: chiudeva due ore prima perchè non c’erano clienti. C’è anche il giallo del telefonino del 23enne, fatto sparire dagli assassini insieme ai suoi documenti.

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