Omicidio, parla il marito indagato:
«Dovrete chiedermi scusa»

«Quando succederà quello che spero parlerò, e allora vorrò le scuse di tutti». Antonio Tizzani ha appena finito di cenare. È sul retro della villetta del figlio Paolo, dove si è rifugiato da sabato scorso.

Con lui prende un po’ d’aria e scambia qualche parola. Per tutta la giornata ha evitato l’assalto dei cronisti, accorsi numerosi per il sopralluogo dei Ris nella casa a cinquanta metri di distanza dove si è consumato il delitto. Alle domande risponde gentile, ma fermo: «Sapete bene che non posso dire niente». Non una parola sull’omicidio della moglie, su ciò che è successo quella notte, ma poi precisa: «Quando succederà quello che spero parlerò. E allora vorrò le scuse di tutti. Adesso devo andare».

La voce si incrina per un attimo, velocemente saluta e rientra in casa, lasciando il figlio Paolo da solo. Poche parole ma chiare, da quello che resta, per ora, l’unico indagato per l’omicidio: lui è innocente, a uccidere Gianna è stato un estraneo, un ladro che si è introdotto in casa loro e le ha tagliato la gola. Esattamente quello che ha riferito agli inquirenti. Quel che Tizzani spera, evidentemente, è che i carabinieri trovino l’assassino e accertino che il suo racconto corrisponde al vero, scagionandolo da ogni accusa.

E allontanando da lui anche l’ultima ombra di sospetto. Perché il sospetto, alla «Nave» di Seriate, aleggia tra la gente anche se tutti descrivono Gianna e Antonio come «una coppia normale, serena».

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