Addio Giganti
in un’Italia di pigmei

«Ci mancano gli uomini. Abbondano invece gli ometti. I diversamente uomini. È questa la tragedia del nostro tempo». Non le manda certo a dire il giornalista Stefano Lorenzetto, che nel suo ultimo libro «Giganti. Italiani seri nel Paese del blablà» (Marsilio), in libreria dal 17 marzo, delinea un brillantissimo quanto sconfortante ritratto di un’Italia ormai in balia della mediocrità e della rassegnazione.

Nessun compiacimento da parte dell’autore mentre, guardandosi intorno, non trova più i giganti del passato, ma solo tanti pigmei che tengono le redini del potere senza avere qualità morali né intellettuali: il suo è un misto di rabbia e pessimismo, perché non vuole arrendersi al «Belpaese ormai imbruttito», così drammaticamente impaludato in una colpevole immobilità. Lancia dardi velenosi, e non ha paura di dire ciò che pensa, soprattutto nei confronti del primo dei suoi bersagli, Matteo Renzi, un «giovanotto dalla lingua lunga e dalle ambizioni smisurate, divenuto presidente del Consiglio senza passare dalle urne».

A lui Lorenzetto rimprovera molto, a cominciare dall’aver eretto a forma di governo lo storytelling, tra slogan e narrazioni che sembrano «le favole della buonanotte per mettere a letto felici gli italiani». Ma soprattutto, è l’ottimismo del Premier che l’autore trova a dir poco inconcepibile, perché non ci si può vantare di appartenere alle prime due generazioni “che consegneranno ai figli un futuro ben peggiore di quello che abbiamo avuto in eredità noi”. Tuttavia, nel desolante spettacolo di questa «Repubblica delle chiacchiere», in cui «tutto viene trangugiato, metabolizzato, accettato, tollerato, perdonato, osannato» e le «dichiarazioni a capocchia da cui siamo sommersi senza requie segnalano la stadiazione delle metastasi che hanno colonizzato le istituzioni», sembra esserci ancora una luce in fondo al tunnel. Ed è lo stesso autore a mostrarcela, ponendo alla nostra attenzione i tesori che lungo la strada è riuscito a trovare, come l’imprenditore che assume i malati di cancro, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca o la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti.

Sono solo alcuni dei giganti del suo libro, uomini e donne in grado di rendere ancora grande l’Italia e che sono dotati di tre virtù fondamentali, «la gravitas, intesa come serietà, la dignitas e la pietas». Le loro storie illuminano e raccontano di come è possibile combattere per i propri valori, dedicarsi agli altri e rendere la necessità un’opportunità. E allora, abbandonare il pessimismo forse si può: magari non è troppo tardi e chissà, se davvero ci si mette un po’ di impegno, per il Paese più bello del mondo ancora può esserci speranza.

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