In quest’era brutale
gentilezza
da riscoprire

George Saunders nel suo «L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza» (Minimum Fax, curato dallo scrittore Christian Raimo) scrive: «Quello che mi dispiace di più sono le volte in cui non sono stato gentile».

George Saunders nel suo «L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza» (Minimum Fax, curato dallo scrittore Christian Raimo) scrive: «Quello che mi dispiace di più sono le volte in cui non sono stato gentile». Il saggio è scritto con fine semplicità e un tocco d’ironia, e attinge all’esperienza.

Perché non siamo gentili? Secondo Saunders è il risultato di «una serie di equivoci congeniti, probabilmente di origine darwiniana». Come, per esempio, la convinzione che «noi siamo al centro dell’universo e che siamo eterni». Saunders suggerisce di provare a sperimentare la gentilezza come virtù preliminare: considerarla per un giorno la propria assoluta priorità potrebbe portare - dice l’autore - moltissime sorprese.

Un concetto su cui insistere è che la gentilezza è «migliorabile», ovvero si può conquistare: «Studiare serve. Immergersi in un’opera d’arte serve. Pregare serve. Fare meditazione serve».

Sviluppa lo stesso tema con grazia Bertrand Buffon, specialista di comunicazione e di retorica, nel suo «Il piacere della gentilezza. Piccolo trattato sulla buona educazione nell’era globale» (Ediciclo). Qui la gentilezza viene posta come base per costruire buone relazioni e per trovare il proprio posto all’interno della comunità globale, invivibile senza rispetto e accoglienza.

Infine le poesie del poeta e artista iraniano Morteza Latifi Nezami «Quando giunse a termine la gentilezza» (Joker), una per ogni mese dell’anno, offrono un orizzonte più ampio: anche dai gesti più piccoli nasce l’impegno per far crescere la pace e la speranza.n 
Sa. Pe.

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