La vita dopo il Bataclan
«Non avrete il mio odio»

Qual è il limite del coraggio e del perdono? Capita di porsi queste domande, e le risposte più belle, in questi giorni, le abbiamo trovate nel libro «Non avrete il mio odio» (Corbaccio, pp.128, euro 8,50) di Antoine Leiris. Sua moglie Helene è stata assassinata al teatro Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015.

Pochi giorni dopo lui che, da giornalista, ben conosce il potere delle parole, ha incominciato a scrivere le «istantanee di una vita che non ha ritrovato il suo soffio». Parla di sé e di suo figlio: un uomo e un bambino di 17 mesi, Melvil, che da quella notte di barbarie sono rimasti soli e combattono con dignità la loro battaglia contro il dolore, per superare una tragedia improvvisa e incomprensibile. Un uomo e un bambino che rifiutano di arrendersi al destino e al rancore, ai copioni già scritti, ai luoghi comuni, alla disperazione a cui il mondo sembra averli già condannati.

È una storia che poteva essere scritta in molti modi, ma Antoine ha scelto il più umile, intimo, delicato, struggente: le sue pagine sono piene di dolcezza, di una speranza ostinata che resta lì a combattere le ombre più orribili. Ma non indora la pillola: nel suo racconto ci sono – allo stesso tempo - confusione, smarrimento, una grande paura del futuro, ferite profonde che fanno male, ma forse un giorno guariranno.

A colpire di più, forse, è quello che manca: il pensiero rivolto ai responsabili della strage, ai terroristi. C’è, a dire il vero, ma viene relegato in una paginetta, una lettera breve e fortissima che Antoine ha postato sui social network nei giorni successivi all’attentato, e che è diventata virale. Da qui nasce il senso di tutto il resto: «Se vi odiassi – scrive Leiris – vi farei un regalo. È quello che cercate, ma rispondere all’odio con la collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Volete che abbia paura, che guardi i miei concittadini con occhi diffidenti, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Partita persa. Il giocatore continua a giocare».

L’unica scelta possibile è continuare la routine di sempre: «Non avrete il mio odio. Siete anime morte. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo tornare da Melvil. Questo ragazzo vi farà l’affronto di essere felice e libero. No, non avrete nemmeno il suo odio».

Qual è allora, la risposta di Leiris? Qual è il limite del coraggio e del perdono? Per lui è l’amore: «Io sono quello che ama Helene, e non quello che l’ha amata. Rimango un grande ingenuo al quale la speranza impedisce di precipitare ». L’amore che resiste alla morte, quello per Helene, ma anche quello delle persone che Antoine ha intorno, quello per suo figlio Melvil: l’amore che – nonostante tutto – rimane e (più forte di qualsiasi arma) continua a guidare la vita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA