Tendenze: storie d’acqua
tra poesia e omicidi estivi

«Perché tutte le donne che lavano i panni, come si sa, fanno andare le mani e la bocca»: incomincia seguendo il filo suggestivo delle storie delle lavandaie la raccolta «Ciò che non lava l’acqua» di Bruno Tognolini (Gallucci).

Poeta, scrittore e animatore culturale, qui reinterpreta a modo suo un filone ricco della narrazione popolare. L’acqua è l’elemento fluido, nella materia e nel linguaggio, che tiene unite le sue novelle, testi brevi, con andamento musicale. Tognolini compone una carrellata di personaggi bizzarri - dallo scemo del paese ai ragazzi che vanno in giro suonando i campanelli - immersi in un’atmosfera onirica, con il sapore della tradizione orale e dei racconti intorno al focolare.

Si immerge nella stessa anima fluida anche «In un palmo d’acqua» di Percival Everett (Nutrimenti), autore statunitense da scoprire, dalla scrittura colta, profonda e originale, che qui cesella nove storie imprevedibili che richiamano lo stile di Raymond Carver. Al centro donne e uomini impegnati in una quotidiana convivenza con natura, la bellezza, le contraddizioni e il West rurale. L’acqua è insieme elemento concreto e simbolo di una realtà che scorre in modo spesso inaspettato, mettendo in crisi le certezze dei personaggi.

Ne «La pietà dell’acqua» di Antonio Fusco (Giunti), un giallo classico, infine, l’acqua è elemento chiave dell’ambientazione: ci sono un omicidio messo a segno a ferragosto, un commissario che indaga, ma a renderlo intrigante è l’atmosfera del luogo, sulle colline toscane ai confini di Valdenza, dove con lo svuotamento di una diga dalle acque del lago è riemerso un vecchio borgo fantasma.

Sabrina Penteriani

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