«Abbiamo sentito gli spari a Londra»
Due famiglie di Ponte S. Pietro raccontano

«Li abbiamo sentiti perfettamente, e subito abbiamo capito che erano colpi di pistola. Dopo pochi secondi abbiamo visto arrivare dalla zona del Parlamento decine di persone che correvano verso di noi, allontanandosi dalla zona di Westminster». A raccontare i primi istanti dell’attentato di Londra di mercoledì pomeriggio è Michela Viganò, 40enne bergamasca, in vacanza con la famiglia.

«Siamo arrivati a Londra la mattina di mercoledì: io e mio marito Stefano Ciraci con le nostre figlie Stella e Greta, insieme a una coppia di amici Giuseppe Desiati e Adriana Locatelli con la loro figlia Lavinia». Entrambe le famiglie vivono a Ponte San Pietro e fino a domani resteranno nella capitale britannica: «Una mini-vacanza per far conoscere alle ragazze Londra: diciamo che le prime ora da turisti sono state difficili, ma ora Londra è tornata a vivere regolarmente, come nulla fosse successo anche se dimenticare è impossibile». A ricordare quei terribili istanti di mercoledì pomeriggio sono gli elicotteri che ieri hanno continuato a sorvolare la città e la tanta polizia in giro per le strade. «Quando abbiamo sentito gli spari eravamo a 50 metri dal Parlamento: avevamo appena attraversato il Westminster Bride e passato l’abbazia di Westminster. Ci stavamo dirigendo proprio verso il Parlamento ed eravamo fermi sul ciglio della strada a bere un caffè davanti a un chiosco. Improvvisamente i tre boati – continua Michela Viganò -. Neanche il tempo di reagire che è iniziata ad arrivare gente che proveniva dal Parlamento: correvano e si allontanavano dalla zona. In pochi secondi sono arrivate le ambulanze, i mezzi di soccorso, decine di auto della polizia. In cinque minuti c’erano già gli elicotteri che sorvolavano l’area».

Le due famiglie bergamasche sono rimaste per qualche minuto pietrificate: «Eravamo immobilizzati, come attoniti da ciò che vedevamo e dal suono delle sirene. Mio marito ha scattato qualche foto e abbiamo iniziato a camminare per spostarci. Le ragazze più grandi, Stella e Lavinia, di 11 anni, erano stranite ma non spaventate. Greta, che ha 7 anni, si è preoccupata molto e non ha mai lasciato il mio braccio». Man mano passavano i minuti e la gente defluiva, le forze dell’ordine si è avvicinata anche al gruppo di Ponte San Pietro: «Ci hanno spiegato di andare via e hanno transennato l’area. Il clima era di incredulità e dolore, ma anche di grande compostezza. Le forze dell’ordine e i soccorsi hanno lavorato con tempestività ed efficacia e i turisti sono stati informati in maniera sempre molto gentile e con grande disponibilità – continua Michela -. Ci siamo allontanati a piedi perché le strade erano chiude e tutto era paralizzato: metropolitana ferma, bus bloccati. Abbiamo raggiunto l’albergo a piedi anche perché alloggiamo vicino alla ruota panoramica, sempre nella zona». Anche davanti all’hotel la zona era transennata: «Il direttore dell’albergo ci ha accolti e ci ha detto che era tutto sotto controllo. Per alcune ore molti locali della zona hanno chiuso, le strade erano semideserte nella serata. Poi intorno alle 21 pub e ristoranti della zona hanno riaperto».

La mattina dopo le transenne e i nastri che delimitavano il transito erano già stati rimossi: «Abbiamo avuto paura ma la compostezza dei londinesi e la sicurezza con cui le forze dell’ordine hanno agito ci ha aiutato a stare più tranquilli. Ieri abbiamo visitato Londra, ma abbiamo evitato la metropolitana». Avete pensato di rientrare prima a Bergamo? «No, non sarebbe giusto. Londra continua la sua vita e anche i turisti. Il terrorismo bisogna combatterlo anche così, cercando di non avere paura. La preoccupazione e l’ansia sono inevitabili però: credo che il boato degli spari non lo dimenticheremo facilmente».

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