Chirurgia toracica
sempre più mininvasiva

La Chirurgia toracica di Humanitas Gavazzeni è organizzata come un centro specializzato nella diagnosi e nella cura di tutte le patologie benigne e maligne del polmone, mediastino, trachea, diaframma, pleura, parete toracica e del passaggio cervico-mediastinico con l’utilizzo di tecniche innovative e all’avanguardia.

La parte del leone di questa branca della medicina la fa la chirurgia oncologica. Ne parliamo con il dottor Luigi Bortolotti, responsabile della Chirurgia toracica di Humanitas Gavazzeni.

Si può dire che oggi la chirurgia toracica è soprattutto rivolta alla cura oncologica?

«Senz’altro sì; la chirurgia toracica si occupa dei tumori che sono presenti nel torace, in particolar modo dei tumori broncopolmonari. Tra diagnostica, stadiazione e terapia, l’80% della nostra attività oggi è rivolta alla cura del tumore del polmone. Nel mondo occidentale infatti il tumore del polmone è la seconda causa di morte tumore correlato sia nelle donne che negli uomini».

Negli ultimi anni sono stati però fatti notevoli passi avanti.

«Diciamo che negli ultimi 10-15 anni sono state affinate molte terapie e anche il progresso tecnologico ha reso possibile che i trattamenti fossero più efficaci. Il tumore del polmone in fase iniziale oggi è guaribile con la chirurgia come pure, in casi selezionati, i tumori localmente avanzati e alcune neoplasie oligometastatiche. Ma non c’è solo la chirurgia, complementari sono sempre più spesso l’oncologia e la radioterapia per guarire il tumore al polmone».

Nel 2012 in Humanitas Gavazzeni avete costituito il Giot, Gruppo Interdisciplinare di Oncologia Toracica, un nuovo modo di lavorare, più efficace per il paziente.

«In ospedale questa tipologia di lavoro esiste anche per altre patologie: senologia, urologia, patologia tiroidea, gastroenterologia. Nel nostro gruppo dedicato alla patologia neoplastica toracica, oltre ad utilizzare le principali armi terapeutiche che servono a dare battaglia al cancro (chirurgia, radioterapia, oncologia), ci sono anche tutti gli specialisti e specialità che concorrono non secondariamente quando si affronta un caso. Parlo del radiologo, del medico nucleare, dello pneumologo, dell’internista, dell’anestesista che sono fondamentali nella valutazione del paziente affetto da tumore al polmone. Tutto ciò per identificare la terapia più corretta per quel singolo malato. Non esiste più oggi solo una terapia standardizzata, ma una terapia costruita per ogni singolo paziente, sempre rispettando le linee guida».

Dal punto di vista della tecnica, anche nell’ ambito toracico la chirurgia minivasiva è la più utilizzata.

«Assolutamente. La chirurgia minivasiva offre la possibilità di eradicare il tumore e allo stesso tempo dare meno disagio al paziente sia in termini di tagli, che sono più piccoli, sia in termini di ripresa post operatoria essendo un intervento meno traumatico. La svolta c’è stata a partire dagli anni ’90 quando sono iniziate le prime procedure mininvasive; gli strumenti dedicati ci permettono oggi di lavorare all’interno del torace entrando con telecamere con sistemi ottici adeguati senza che il torace venga aperto tradizionalmente».

Tra le varie tecniche, utilizzate anche l’innovativa VATS lobectomy

«La VATS (Video Assisted Thoracoscopic Surgery) lobectomy viene utilizzata per l’asportazione di un lobo polmonare. L’asportazione di un intero lobo e non solo di una parte di esso, anche nel caso di tumori nei primi stadi, è la tecnica che offre maggiori possibilità di cura minimizzando il rischio di recidive. Ma si possono affrontare con la VATS anche casi più complessi: abbiamo ad esempio asportato a un paziente un intero polmone, quello di sinistra, per curare una neoplasia maligna che interessava entrambi i lobi del polmone. L’intervento è riuscito, il malato ha avuto un ottimale decorso post operatorio e dopo una settimana è stato dimesso chirurgicamente guarito».

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