Fiumi in secca
Ricchezze in fumo

«L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore». È uno struggente verso della poesia di Giorgio Caproni, assegnata quest’anno alla maturità, una perla di tracce in cui il tema del rapporto dell’uomo con la natura è ricorrente. Le cronache, proprio di questi giorni, hanno riferito del fiume Po ridotto a poco più di un rivolo, già quando lascia le montagne per aprirsi verso la pianura. Una situazione pericolosa che, per l’abbassamento delle falde acquifere, potrebbe portare gravi problemi di irrigazione nei prossimi mesi. L’allarme siccità e la conseguente crisi idrica stanno interessando a macchia di leopardo tutta l’Italia. Il governo ha dichiarato addirittura lo stato di emergenza nelle province di Parma e Piacenza, stanziando 8 milioni e 650 mila euro. L’aridità ha colpito uno dei distretti principali della produzione alimentare nazionale a denominazione d’origine protetta. Da Parma e Piacenza proviene un quarto del pomodoro da conserva italiano. L’acqua è indispensabile per coltivare granturco e foraggio per nutrire oltre 650 mila bovini, che producono latte per i principali formaggi italiani, tra cui il notissimo Parmigiano Reggiano, e 1,5 milioni di maiali, che forniscono le carni per i prosciutti e i salami di Parma e di Modena.

Soffre l’intero bacino idrografico del Po, da cui dipende più di un terzo della produzione agricola nazionale. La ricchezza di un territorio è legata alle disponibilità idriche. Anche la Bergamasca – «Terra che ’l Serio bagna e ’l Brembo inonda» – deve le proprie fortune agricole e industriali ai due fiumi. Bisogna riconsiderare i consumi di acqua. Troppi sono gli sprechi in ogni settore: dall’irrigazione agricola con metodi antiquati, alle perdite degli acquedotti, agli sperperi assurdi dei giardini all’inglese e degli insistiti lavaggi delle auto. La trasformazione del regime delle piogge, meno frequenti e diluite, ma più rare e alluvionali, è una delle conseguenze del cambiamento climatico in atto, così la siccità e gli incendi, come quelli recenti, tragici e devastanti, in Portogallo. I temporali, quando arrivano, ora sono violenti. Gli edifici dovranno essere allontanati dai corsi d’acqua, perché le piene, come le frane, sono più frequenti.

A causa della desertificazione e dello scioglimento dei ghiacciai, il suolo, i corpi idrici e le falde acquifere sono sempre più a rischio anche in Italia. Le conseguenze provocate dal deterioramento climatico hanno costi insostenibili. Le sostanze alteranti del clima emesse dalle attività produttive dell’uomo ne sono la causa. Molte imprese hanno compreso che risparmiare sui combustibili fossili è ormai più conveniente che acquistarli.

Un bellissimo documentario di Ermanno Olmi, girato un quarto di secolo fa, «Lungo il fiume», racconta la presenza del Po con un linguaggio che rimedita il Vangelo. Il maestoso fiume, che attraversa la vasta pianura, vivificandola e arricchendola, è interpretato con una metafora religiosa. È visto come l’immagine del Signore che, secondo la religione, attraversa, incompreso e addirittura rifiutato, la storia dell’uomo, beneficandola e salvandola. La bellezza della natura è alimentata dalle acque che la dissetano, mentre l’uomo può arrecarle danni irreparabili attraverso l’incuria per la Creazione. Una meditazione illuminante.

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