Con Trump, per gli alleati
più costi per la difesa

Aveva già definito la Nato «obsoleta e troppo cara». Ora Donald Trump, alla Convention repubblicana di Cleveland che l’ha incoronato candidato alle presidenziali Usa di novembre, oltre a chiedere all’Europa di sostenere i costi per la propria difesa, ha dichiarato di non considerare automatico l’impegno a difendere i Paesi dell’Est in caso di attacco russo.

«Prima bisogna vedere se questi Paesi hanno rispettato gli impegni preso con noi», ha affermato Trump: «Solo se lo hanno fatto, l’America interverrà in loro difesa». Se il candidato repubblicano diventerà il prossimo presidente degli Stati Uniti, l’articolo 5 della Carta atlantica, che garantisce la mutua difesa degli alleati in caso di attacco dall’esterno, non sarà più applicato in modo automatico.

Trump ha dichiarato: «Spendiamo una fortuna per sparpagliare i nostri soldati nel mondo e poi perdiamo 800 miliardi di dollari. Non mi pare una cosa intelligente da parte nostra». In realtà, il deficit commerciale Usa negli scambi con il resto del mondo ammonta a 500 miliardi di dollari. È vero, però, che negli ultimi quindici anni, gli Usa hanno partecipato a decine di conflitti armati nel mondo: sono 150 mila i soldati statunitensi impegnati in missioni all’estero, anche se i miliardi spesi per il personale militare sono calati, dal 2010 al 2015 durante l’amministrazione Obama, da 157 a 141.

Riguardo ai soldati Usa impegnati nelle aree calde del pianeta, Trump avverte: «Costano troppo, li manderemo quando serve, ci sono altri strumenti di difesa». Insomma, l’aspirante inquilino della Casa Bianca, promettendo di agire in politica estera in base al principio «America prima di tutto», manterrà gli accordi esistenti, ma solo se gli alleati «smetteranno di approfittare» della presenza e della potenza Usa sulla scena internazionale. Gli alleati, tra cui l’Italia, sono avvertiti: se vincerà Trump, per la difesa dovranno fare di più da soli.

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