Giovanni Gastel in mostra a Milano
I ricordi di Bergamo tra Krizia e Trussardi

La vita di Giovanni Gastel è un susseguirsi di aneddoti (e di cognomi storpiati: «Mi hanno chiamato Castel, Castelli, Gospel…»), forse tanti quanti la miriade di scatti che raccontano la sua carriera, straordinaria e ricca di quel fascino che circonda il mondo della moda e il suo saliscendi di emozioni.

Quarant’anni della sua fotografia e vita sono ora riassunti in una mostra antologica curata da Germano Celant, al Palazzo della Ragione di Milano fino al 13 novembre (fino al 28 ottobre la Photo12 Galerie di Parigi ospita la sua prima personale in Francia). E sì, è vero che lui è il nipote di Luchino Visconti e che discende dai quei Visconti signori di Milano di cui ha ereditato signoria ed eleganza, ma per chi ama la fotografia Gastel è soprattutto il fotografo che ha saputo e sa interpretare il mondo della moda nella sua essenza ed eleganza. Lo spiega lui stesso: «Davanti all’obiettivo non c’è la modella, ma l’abito: lui è il protagonista da interpretare».

Un fotografo con lo spirito del poeta, due aspetti che Gastel dice di tenere distinti ma che si alimentano a vicenda.

Del resto Gastel di vita davanti all’obiettivo ne ha vista parecchia: «Nella moda, un giorno ti dicono che sei un genio e il giorno dopo un imbecille. Ho imparato presto che dovevo vivere nel presente e che la foto deve parlare da sola». Come i suoi still life, ironici e innovativi, i suoi celebri ritratti e scatti di moda, quelli di Krizia per esempio: «Nel 1981 ho iniziato a lavorare, nell’82 Mariuccia Mandelli mi assegnò la sua campagna. Fu l’inizio di una lunga collaborazione e amicizia. Aveva visto le mie foto sulla rivista “Donna”, gli piacevano e si fidava a tal punto che neanche veniva sul set. Poi insieme vedevamo il lavoro e i suoi incontri finivano sempre con un grande abbraccio». Abbracci che Gastel ricorda «intensi, di una donna incredibile nella sua genialità ed esuberanza. Tra noi c’era complicità: Mariuccia diceva che si riconosceva nei miei scatti, nell’interpretazione che davo al suo lavoro».

Bergamo nei ricordi di Gastel significa anche Nicola Trussardi: «Nella casa di famiglia, in Città Alta: ho raccontato la sua moda così come la sua famiglia, i figli che ho visto crescere scatto dopo scatto. Una grande emozione l’ho vissuta al matrimonio di Tomaso e Michelle, le mie foto sono state il mio regalo di nozze e rientrare a casa Trussardi è stato un tuffo nei ricordi: l’ultima volta con me c’era Nicola».

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