Servono ragazzi specializzati nella moda
Dopo il corso il 70% ha trovato un lavoro

Confindustria e Abf promuovono un corso professionale rivolto ai ragazzi che vogliono lavorare nella moda. Il settore richiede fortemente figure professionali che sappiano realizzare un capo d’abbigliamento dal disegno fino al prodotto finito. Il 70% di chi ha seguito il corso ha trovato un lavoro.

Partire dall’idea stilistica e dal figurino per arrivare al capo confezionato. Nonostante la crisi del tessile che resta una nota dolente per il nostro territorio, il mondo dell’abbigliamento in Bergamasca cerca nuove leve e giovani specializzati che siano in grado di creare un abito e realizzarlo. Il corso triennale di Moda e abbigliamento nato in Abf con Confindustria nasce proprio così e se nel 2014 sono usciti i primi 20 operatori, ora da via Gleno con i prossimi open-day si lancia anche un appello alle famiglie e ai ragazzi: servono studenti, servono specialisti del settore, perché il territorio ha fame di giovani leve.

«Questo corso di formazione è stato studiato a tavolino tra Abf e Confindustria – spiega Paolo Ruch, imprenditore nel mondo dell’abbigliamento e referente per Confindustria nei rapporti con Abf -. La formazione è stata pensata per dare tutte le informazioni affinchè i ragazzi siano capaci di lavorare sui tessuti, tagliare, fare un modello, arrivare alla confezione di un capo. In particolare i ragazzi imparano a lavorare con il Cad con programmi specifici del mondo dell’abbigliamento». Con dei numeri importanti da dare: «Confindustria ha effettuato un’indagine nel comparto abbigliamento e tessile ed è emerso il bisogno di effettuare un ricambio generazionale del settore pari al 70%, con in particolare l’esigenza di figure professionali specializzate sul Cad e sulla produzione del capo».

Questo però va a cozzare con un numero troppo basso di iscrizioni: «La terza che uscirà quest’anno è composta da 19 ragazzi, la prima di quest’anno ha 12 studenti» spiega Roberto Gibellini, direttore dell’Abf di via Gleno. Perché? «Sicuramente la crisi del settore tessile e del comparto moda influenza la percezione dei giovani e delle famiglie – spiega Ruch -, e l’abbigliamento paga anche la notorietà dei corsi di cucina che attualmente vanno per la maggiore». Ma si dimentica quanta creatività c’è in un corso come quello di moda: «Anche l’immagine della fabbrica e la percezione di un lavoro manuale portano sulla strada sbagliata: chi esce da questa scuola triennale è indirizzato a un comparto di creatività e eccellenza, considerando che si tratta di ragazzi che per lo più saranno assorbiti sul territorio locale, ricco di aziende che trattano la fascia alta del mercato del fashion, a disposizione di un made in Italy sempre più di avanguardia e internazionale». Aziende che tra l’altro chiedono a gran voce queste figure: «I precedenti corsi confermano queste percentuali: il 70% dei giovani che escono dalla scuola trovano subito lavoro, un altro 20% prosegue con corsi di specializzazione e solo un 10% cambia strada» continua Gibellini.

Anche per garantire l’inserimento professionale, il corso ha previsto degli stage di formazione direttamente in azienda: «Sono 240 ore sia il secondo sia il terzo anno». E tra lezioni di tecnologia tessile e laboratorio di creazione degli abiti, con ore dedicate alla realizzazione di figurini, il corso di moda e abbigliamento si racconterà direttamente in via Gleno con tre distinti open day: il 26 novembre, il 3 dicembre e il 21 gennaio, sempre dalle 14.30 alle 18.30. «Forse avremmo bisogno anche noi di un “Cracco della moda” che promuova il valore del fare abbigliamento – commenta ancora Paolo Ruch -, ma siamo convinti che l’offerta di posti di lavoro che arriva dal nostro territorio faccia drizzare le antenne ai giovani di oggi, con voglia di specializzarsi e far parte di un comparto che chiede sempre di più tecnologia, fantasia e voglia di mettersi in gioco».

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